Negare l’ingresso a una testata sportiva, che, tra l’altro, si occupa solo del pianeta "Roma", è ancora più grave, perchè è un danno d’immagine oltre che economico. Se fossi l’editore de Il Romanista mi chiederei a questo punto di cosa dovrei scrivere visto che il giornale è "monotematico". 

Sinceramente non ce l’aspettavamo, soprattutto a poche ore dalla conferenza stampa di martedì. Ci immaginiamo già l’atmosfera spettrale che si vivrà all’interno della sala conferenze quando inizierà la presentazione del progetto-stadio. Ci sembra, guardando il tutto da fuori, che sia proprio un anno nero per il club, anche sotto il profilo della comunicazione e della strategia da seguire in queste ore.

E’ vero che negli ultimi mesi l’A.s. Roma era rimasta sotto il bombordamento mediatico (parlo del periodo del caso Fioranelli), come se qualcuno facesse il tifo a priori per una cessione spingendo in questo senso, ma non può diventare una giustificazione per ciò che è successo. Anche perchè in quel periodo IL ROMANISTA neppure era operativo. Quindi ha pagato eventualmente per colpe altrui. 

Come redazione siamo vicini al direttore Stefano Pacifici e ai colleghi, perchè quello che è successo può diventare un precedente pericoloso, mutuabile anche da altri presidenti di calcio. E questo non lo possiamo accettare a priori. 

Ci sono tanti modi per esprimere il proprio dissenso nei confronti del mondo giornalistico o anche di una semplice testata (Il Romanista del direttore Stefano Pacifici), ma l’A.s. Roma, questa volta, ha scelto, purtroppo, il peggiore, mettendo in seria difficoltà, secondo noi, il lavoro e l’immagine del capo ufficio stampa del club, che è, ancor prima di essere un dipendente o un consulente, un giornalista. Quindi un collega…