Editoriale – Affare AS ROMA: lo straniero non e’ ben accetto in Italia…
QUELLO CHE NESSUNO HA IL CORAGGIO DI DIRE: LO STRANIERO NON E’ BEN ACCETTO
E’ proprio questa idea del presidente “romano e romanista” che ha tarpato sempre le ali del club di Trigoria, che, nel percepito dei tifosi, ha gli stessi scudetti della Juve, mentre nella realtà (al di là di questo singolare effetto Hollywood) ne ha appena uno più della Lazio.
Roma e i romanisti, così come il mondo della politica capitolina, devono capire, una volta per tutte, che il tempo dei sogni è finito e non si può più sbagliare. Non si tratta di cadere nuovamente in un’era in perfetto stile Rometta, ma di scomparire totalmente, visto che il confronto non può e non deve essere solo a livello “domestico”.
Ogni anno che la Roma rimane bloccata nelle paludi del suo immobilismo rischia di perdere posizioni nelle diverse classifiche internazionali, con rischi elevatissimi soprattutto sui mercati di mezzo mondo. Ogni giorno che passa i club inglesi, spagnoli, tedeschi, e adesso anche quelli francesi, piantano i “picchetti” e guadagnano posizioni commerciali che difficilmente abbandoneranno solo per far spazio all’A.s. Roma.
Roma è un brand unico al mondo, conosciuto in ogni angolo del pianeta, ma se poi ci si accorge che l’Olympique Lyonnais sviluppa in Francia, su un territorio metropolitano molto più ristretto rispetto alla capitale tricolore, una serie interminabile di iniziative di marketing è chiaro che c’è qualcosa che non va nel nostro mercato calcistico.
Perchè l’Italia non può vantare al momento alcun magnate internazionale legato a club di A e B? Perchè invece in Premier league ci sono almeno 10 club su 20 di proprietà di imprenditori non britannici?
Ma in questo Paese si è intuita l’opportunità di far arrivare attraverso il calcio investimenti a nove zeri? Non è un concetto così difficile da comprendere. Sarebbe una opportunità unica per il nostro sistema. E invece niente. A parole chi non loda le qualità degli investimenti stranieri, ma poi si fa l’esatto contrario. Ormai il calcio è uno dei mercati più chiusi che esistono a livello imprenditoriale. In Italia è più facile comprarsi una banca che un club di calcio. Tutto ciò non è singolare, se non anomalo concettualmente? Eppure tutti zitti, tutti pronti comunque ad accettare un nuovo presidente “romano e romanista”, perchè è la strada più semplice, quella più scontata e quella che alla fine fa comodo a tutti.
Perchè lo straniero affascina, ma spaventa, può essere una opportunità, ma in prima battuta è vissuto come un nemico. Costringerebbe molti operatori a fare un salto di qualità anche sotto il profilo professionale. Meglio allora l’opzione “coda alla vaccinara”. Non è chic, ma permette a tutti sonni tranquilli: giornalisti, addetti ai lavori, politici, banche e compagnia cantante. Una cosa però è certa. Chiunque vincerà questa gara (che noi di Sporteconomy comunque avremmo impostato in modo diverso, ma questa è un’altra storia) sarà una scelta di Unicredit e Unicredit non potrà svincolarsi da un giudizio (positivo o negativo) da parte dei tifosi. Comunque vada ci sarà un giudizio morale. Questa oggi è la vera spada di Damocle che ha sopra la testa la banca italiana. Speriamo che la scelta cada su un’opzione straniera. E’ l’unica percorribile per creare in tempi brevi una nuova era positiva in ambito sportivo. E soprattutto consentirebbe una crescita del profilo internazionale di questo brand sportivo. Noi l’abbiamo capito, speriamo che venga compreso anche dagli altri soggetti coinvolti nella vendita dell’asset giallorosso.
Unicredit sta beneficiando della pubblicità tipica di un’operazione collegata al mondo del calcio, ma deve capire che oltre gli onori ci sono anche gli “oneri”. Non capirlo rischia di creare disillusioni amare alla fine di questa telenovela iniziata più di 5 anni fa con la Nafta Mosca di Kerimov!
L’assessore Fabio De Lillo (comune di Roma) ne è certo al mille per mille: ““Il sindaco Gianni Alemanno è stato chiaro, non ci sarà nessuna interferenza politica nella cessione della Roma. Pertanto non sarà messsa in atto nessuna manovra per favorire un soggetto romano, piuttosto che uno straniero. E’ chiaro che a parità di offerta e di solidità, come capita agli stessi tifosi, si vedrebbe di buon occhio un acquirente romano. Ma se dovesse arrivare qualcuno da lontano, con un progetto serio, non verrebbe ostacolato in alcun modo“.
Sarà vero, ma a noi qualche dubbio permane, soprattutto quando si scivola sul concetto di “vedere di buon occhio, a parità di offerte, un acquirente romano”.
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