Editoriale – E’ ora di cambiare “pubblico” nel calcio italiano. Il caso Adrian Ricchiuti.
In questo Paese abbiamo superato il livello di guardia da tempo e a tutti i livelli, non solo nel calcio. Ma nel football ci sono ormai frange di "deliquenza attiva", che utilizzano lo schermo dello sport per poter compiere gli atti più efferati, anche quello di incendiare la macchina di un calciatore (reo di aver fatto retrocedere, con un presunto scarso impegno, il club di categoria).
Se siamo arrivati a questo punto lo Stato deve chiaramente intervenire con il sostegno della giustizia, ma anche i presidenti dei club devono uscire allo scoperto facendo nomi e cognomi di queste "persone", che si possono permettere tutto, anche lanciare una bomba carta sotto l’abitazione di un calciatore.
Ma sono questi i tifosi che i presidenti devono ambire ad avere negli stadi? Secondo noi no! Il sottosgretario Rocco Crimi con delega allo sport parla di progetti quinquennali per recuperare il gap economico nei confronti del sistema inglese e/o spagnolo. Tutto giusto, tutto legittimo, ma il "gap culturale" presente nel calcio di questo Paese ce lo siamo dimenticato?
C’è una mancanza di cultura (anche quì a tutti i livelli) che è qualcosa di imbarazzante. Esiste solo la cultura della vittoria, il concorrente è il nemico da abbattere e il calciatore è un idolo finché il club non scende di categoria. Ed ecco che allora il "Ricchiuti di turno" diventa il traditore da punire. Riprendiamo l’accorato messaggio alla calma del presidente del Rimini F.c., ma chiaramente non basta battersi il petto per risolvere i problemi, soprattutto se si tratta di fatti di "cronaca nera" di tale portata.
Caro presidente Benedettini inizi Lei, dalla prossima stagione, a lanciare un messaggio chiaro. Allo stadio, anche se in C1, solo famiglie con i bambini a prezzi popolari. Basta con gli ultras. Non sono queste le persone che la faranno diventare ricco o che le faranno dormire sonni tranquilli. Ma perchè in Inghilterra tutto questo è già realtà e da noi sembra di stare ogni domenica a Genova durante il G8?. Ma siamo tutti ciechi o facciamo finta di esserlo? La domanda è rivolta chiaramente anche alle istituzioni (nazionali e locali).
E aspettiamo, soprattutto una cortese risposta, proprio dal presidente del Rimini calcio, cui siamo vicini "idealmente" (ma non solo, come si evince dal nostro intervento) a poche ore da questo incredibile e increscioso episodio di cronaca nera.
La direzione dell’agenzia Sporteconomy.it
IL COMUNICATO DEL RIMINI CALCIO
In merito al grave atto vandalico di cui è stato oggetto la scorsa notte, fortunatamente senza conseguenze, Adrian Ricchiuti, tutta la Rimini Calcio F.C. ed in particolare il Presidente biancorosso Luca Benedettini, esprimono al capitano ed alla sua famiglia la propria solidarietà.
La delusione e l’amarezza per una retrocessione, a nostro parere immeritata, non possono e non devono alimentare un clima di tensione e di inciviltà nei confronti dei componenti della squadra e della società.
Il calcio, ma lo sport in generale, sono una palestra di vita dove il successo e la sconfitta devono essere accettate con serenità.
Rimini Calcio F.C.
Ci sono dei momenti nella vita e nella storia di uno sport (parliamo di calcio), che bisogna prendere delle decisioni "draconiane". I presidenti di calcio di serie "A" e "B" devono capire una volta per tutte che le frange ultras attualmente presenti nella nostra penisola non possono essere più il pubblico di riferimento.
Il caso di Adrian Ricchiuti (capitano del Rimini calcio), svegliato nel cuore della notte dal fragore di una bomba carta che ha incendiato la sua macchina, è un fatto gravissimo, che, noi di Sporteconomy, non solo vogliamo stigmatizzare, ma anche utilizzare come spunto di riflessione per il football del futuro. Un calcio più moderno e a formato famiglia, soprattutto.
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