Editoriale – Il caso della FIH e la conferenza stampa congiunta che non ti aspetti. Il CONI, per noi, organo super partes.
Di fatto, la FIH, a voler essere sinceri, è di “proprietà” degli italiani, visto che la mantengono da sempre. Questo nessuno lo dice, ma ci permettiamo di dirlo noi, che ci consideriamo voce indipendente dell’informazione nazionale. E’ una premessa sostanziale, che, però, apre una serie di importanti riflessioni.
Nei giorni scorsi infatti il presidente FIH, Luca Di Mauro, si è “dimesso” e la federazione è stata commissariata sull’onda di una serie di approfondimenti (atti dovuti da parte dell’Audit del CONI), che hanno interessato l’intero pianeta dell’hockey su prato. Mercoledì 23 luglio, in sala giunta CONI, ci sarà una conferenza stampa “unica” nella storia di questi eventi e anche dell’ente CONI. Presidente dimissionario (quindi consapevole di aver sbagliato, altrimenti non si sarebbe dimesso), commissario entrante (quindi chiamato a fare ordine nel disordine di questa federazione, altrimenti non sarebbe stato nominato) e presidente del CONI (quindi l’ente super partes per eccellenza), così si legge sul sito del CONI, saranno seduti allo stesso tavolo per spiegare cosa è successo e forse anche gli sviluppi futuri di una piccola federazione, che, ripeto, vive ed esiste, ad oggi, solo perché il CONI invia a tranche periodiche soldi pubblici.
La FIH quindi non è sul mercato. Non riesce, da anni, a trovare risorse private e ad uscire da questo legame a filo doppio con i fondi publici. Praticamente l’antitesi di quello che Malagò ha sempre spiegato e promesso di fare nel suo programma elettorale. Non capiamo, quindi, perché questi tre soggetti siano allo stesso tavolo, come se il presidente uscente debba essere “aiutato” nella sua uscita dalla federazione.
Perché se non si presentasse più come candidato tra 90 giorni avrebbe anche un senso, invece, a sentire “radio Palazzo H”, ha forza e voglia per continuare la sua corsa alla poltrona di presidente della FIH. Una conferenza stampa “inopportuna” nella sua modalità organizzativa (e solo in questo), ci permettiamo di far notare al CONI. Non tanto quindi nei contenuti (perché è giusto far capire cosa è successo), ma Di Mauro, se vuole dovrebbe farla da solo (come presidente FIH dimissionario) in un luogo neutro che non può essere, nè il CONI, nè la sede della sua federazione. Mettere insieme chi ha comunque sbagliato (ripeto, altrimenti non si sarebbe dimesso) e chi vuole mettere ordine (CONI e commissario entrante) non è logico e rischia di far credere ai soggetti presenti alla conferenza stampa (per esempio i rappresentanti dei media) e a chi leggerà la cronaca di questo evento, che alla fine non è successo praticamente nulla.
E, invece, a leggere alcuni documenti la FIH qualche “problemino” ce l’ha, e non lo dice Sporteconomy, ma lo stesso CONI che vuole (a sorpresa) stare seduta con i soggetti di cui sopra mercoledì prossimo. Nel protocollo n. 0007262/14 del 17 giugno 2014, che non pubblichiamo per intero perché si tratta di un “freddo” documento di comunicazione di avvio di procedimento amministrativo nei confronti della FIH e di chi fino ad oggi l’ha gestita, a torto o a ragione. Una cosa è certa nell’era Malagò (nella foto) è il primo caso di commissariamento per procedura amministrativa.
Nel documento si legge che l’ente presieduto da Malagò chiede alla FIH per ben dieci punti, diversi tra loro, di chiarire elementi che la commissione del CONI non è riuscita a comprendere.
Per esempio si legge che “nel database 39 società (pari al 24 per cento della società affiliate) affiliate al 2011/12 risultano avere zero atleti tesserati (35) o un numero di atleti inferiore al minimo necessario per partecipare alle competizioni (4) nel db tesserati”. C’è poi il caso il caso delle “Tre società della Valle d’Aosta che hanno solo atleti tesserati residenti in provincia di Catania”. Ben 308 tesserati presenti negli elenchi giocatori indicati nei verbali di gara non sono presenti nel database federali e 266 di questi sono dell’area Sicilia. L’elenco di punti da chiarire è lungo e riguarda, per esempio, anche la storia dell’incorporazione del CUS Catania da parte dell’HC Catania. Insomma c’è sicuramente da approfondire e tanto da parte del CONI, così come ci sarà molto da “rispondere” da parte della FIH e del suo ex presidente catanese Di Mauro.
Chiaramente rimaniamo attoniti di fronte alla composizione del tavolo della conferenza stampa di mercoledì prossimo, che, secondo noi, dovrebbe vedere solo la figura del commissario, perché il CONI è ente non può stare seduto accanto ad un presidente sottoposto ad accertamenti di questa natura (amministrativa). Tra 90 giorni ci saranno tra l’altro nuove elezioni. Il buon senso vorrebbe che l’ex presidente Di Mauro non si ripresentasse, perché la natura dell’oggetto del protocollo CONI n.0007262/14 dovrebbe portarlo a riflettere, che, forse, è tempo di stare “in panchina” per almeno un mandato e dare ad altri soggetti (chiunque essi siano) la possibilità di dimostrare di saper gestire meglio le risorse “pubbliche” che riceve dal CONI e a cascata dagli italiani. Sono soldi pubblici e devono essere utilizzati nel modo migliore e c’è bisogno anche di gente nuova che abbia competenze manageriali più moderne di quelle viste fino ad oggi. Di Mauro ha avuto la possibilità di mostrare cosa sapeva fare. Le sue dimissioni sono la conferma che, minimo minimo, è “fuori tempo” e che c’è bisogno di un cambio di direzione radicale. La FIH come qualsiasi altra realtà federale deve diventare autonoma e liberare risorse (pubbliche) verso lo sviluppo dello sport di base soprattutto in ambito giovanile. Questo è il compito primario del CONI insieme a quello della preparazione olimpica. Servono presidenti-manager non presidenti che si cullano in una gestione “politica” dell’ente di spettanza. Così si bruciano risorse “pubbliche” e questo non è più possibile. Ci aspettiamo quindi mercoledì di vedere in conferenza stampa solo il commissario (sarebbe un bellissimo segnale di cambiamento) e l’inizio di una pulizia gestionale della FIH, che può crescere, ma su basi più moderne di gestione. Ci aspettiamo dal commissario soprattutto una opera di profonda pulizia a tutto tondo del database federale nell’ottica di una maggiore trasparenza. Vogliamo sapere, alla fine di questa analisi, quante realtà societarie/iscritti hanno diritto al voto e non possono essere le stesse che si sono presentate alle ultime elezioni. Perché se ciò dovesse avvenire (e non lo crediamo) minerebbe la credibilità dell’ente stesso di governo dello sport italiano: ovvero il CONI. Anche perché il documento di cui sopra l’ha inviato appunto il CONI alla FIH di Di Mauro, non certo noi.
E’ tempo di fare “reset”, per non dire ordine, in tutto il variegato mondo delle Federazioni (ben 45) riconosciute dal CONI, ente di governo dello sport italiano. Dopo i casi FIN (ancora tutto da decifrare e risolvere) e FISE (una federazione che per anni non ha pubblicato, si dice, il proprio bilancio) adesso è il turno della Federhockey su prato (FIH). Piccola realtà federale, con pochi atleti tesserati e altrettanto poche società iscritte, che genera un fatturato attorno ai 3 milioni di euro, di cui il 98 per cento arriva dalle casse del CONI, che, a sua volta, trova queste risorse negli oltre 400 milioni di euro di provenienza governativa (ergo fondi pubblici in quota parte prelevati dai portafogli degli italiani, con buona pace degli stessi).
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