Editoriale – La “bocciatura” di ROMA2020, segno dei tempi che cambiano…
Subito dopo quella corsa stile “rubabandiera”, è partitp un altro film tutto tipicamente italiano: Venezia che sfida Roma in una gara inutile, che ci ha coperto, per certi versi, di ridicolo a livello internazionale, anche perchè il numero delle città erano salito fino a quattro (incluse Palermo e Bari). C’è voluto un intervento duro (in questo caso giusto) da parte di Gianni Petrucci, numero uno del CONI, per far capire che era l’organo di governo dello sport tricolore a poter dare il via libera e non enti locali o figure similari. Candidarsi non era una corsa per piantare la bandierina per primi. Anche questo un segno inequivocabile del provincialismo tricolore, ma non avevamo dubbi al riguardo. Spazzata via Venezia, la città Eterna si è sentita subita vincitrice a priori di questo turno olimpico, anche perchè “esiste nel mondo una città più bella di Roma?”, si mormorava nelle stanze del Palazzo “H” in quei giorni.
Abbiamo aspettato una settimana prima di scrivere questo editoriale. Sarebbe stato troppo facile sparare sulla “Croce Rossa”, dopo la bocciatura di ROMA2020 da parte di Mario Monti e del suo governo tecnico. Invece, esauriti fiumi di inchiostro dei nostri colleghi (gli stessi che avevano elogiato per mesi il lavoro progettuale del CONI), è più serio e onesto poter esprimere, in grande tranquillità, un giudizio sull’intera faccenda. Ma bisogna partire almeno dall’assemblea di Copenhagen (avvenuta circa 18 mesi fa), dove, una volta ufficializzata la vittoria di RIO2016, c’è stata la corsa dei tecnocrati tricolori ad annunciare la nostra candidatura, come se arrivare per primi fosse già un vantaggio. Come al solito i fatti hanno dimostrato che la strategia degli spagnoli (Madrid2020) partiti per ultimi, ma con immediatamente l’appoggio del Governo, sta pagando molto di piu’.
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