Serie A - Serie B

Editoriale – Sara’ un caso ma chi parla di stadio dell’AS Roma non viene piu’ eletto…

Nel frattempo ripubblichiamo il nostro editoriale del 19 dicembre scorso. Da quel giorno, ripetiamo, nulla più, come al solito -quando di parla di stadi. Perchè alla fine gli stadi costano e non si capisce mai chi debba pagare in Italia per mettere la malta sul mattone. 




Stadio A.s. Roma: Alemanno e i suoi tanti “Se”


Un grande spot elettorale in salsa calcistica, nella sede ufficiale della A.s. Roma.


L’hanno capito tutti ancora prima che il sindaco Gianni Alemanno entrasse ufficialmente nella sala stampa del centro Fulvio Bernardini di Trigoria.


L’unica cosa certa è che esiste un accordo tra A.s. Roma e Parsitalia (dell’imprenditore romano e romanista Luca Parnasi) per l’individuazione di un’area (Tor di Valle) per la costruzione di uno stadio da 55 mila posti, bello e confortevole da essere degno anche di ospitare una finale Champions league. C’è anche la benedizione di Alemanno, ma come ha confermato lo stesso numero uno della Capitale nessun avversario, in tempi di campagne elettorali, avrebbe detto il contrario. C’è poi un iper-positivo James Pallotta (presidente dell’A.s. Roma) e dal nuovo fido Ceo Italo Zanzi, che, da Orlando, promette di inaugurare l’impianto entro il termine della stagione 2016/17.


La palla a quel punto è rimbalzata nelle mani di Alemanno, forse il momento più delicato della conferenza stampa. Prima “Gianni” ha sottolineato che con una legge sugli stadi adeguata si volerebbe (vero ma ormai è decotta e quindi è come se non ci fosse), poi, confermato dallo stesso Claudio Fenucci (direttore finanza del club), si può aprire la struttura in soli 4 anni e mezzo anche senza legge.


A quel punto ho fatto mente locale e mi sono chiesto: ma quale è l’unico impianto attualmente di proprietà in Italia? Solo lo Juventus stadium. Tempi di attuazione: 10 anni dalla conferenza in stile Trigoria in quel di Torino.


Piccolo particolare: dietro questa decisione di aprire lo stadio bianconero c’era la famiglia Agnelli, il gruppo imprenditoriale più potente in Italia. Secondo aspetto: il sindaco dell’epoca (Sergio Chiamparino) è volato anche sui muri per accellerare i tempi. C’era una dirigenza che ha spinto in quella direzione con tutti gli enti locali (regione e provincia) perfettamente allineati. C’era un istituto di credito (l’ICS, la banca dello sport italiano) che ha erogato un importo a tassi stracciati. C’è stata una sports-marketing agency, che ha pagato una cifra folle per poter rivendere i naming rights dell’impianto e ancora oggi a distanza di 5 anni non ci è ancora riuscita (oggi Fenucci ne ha parlato come possibilità per fare ricavi, ma forse si dimenticava del flop bianconero).


Insomma l’operazione perfetta, irripetibile anche sotto il profilo politico, e comunque sono passati ben lunghi 10 anni (anche in questo caso senza legge sugli stadi).

(di Massimo Lucchese) – Il prossimo 19 agosto saranno 8 mesi dall’ultima conferenza stampa sul progetto dello stadio dell’AS Roma. Era una sera fredda di dicembre e a Trigoria fummo convocati per un press meeting con diretta da Orlando (Florida) dove il presidente James Pallotta e l’ad di Parsitalia (il costruttore romano Luca Parnasi) raccontarono di aver stretto un accordo per la costruzione del nuovo impianto giallorosso. Era presente a Trigoria anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, tutto sorridente, che prometteva di tutto e di più anche perchè si era già in campagna elettorale (anche se non sapeva che il suo avversario sarebbe stato il medico ligure Ignazio Marino). A pensarci bene questo stadio non porta bene ai boss della politica capitolina/laziale. Già con la Rosella Sensi (ex presidente del club capitolino) Alemanno e il governatore di allora della rewgione Lazio (Marrazzo) si spellarono le mani di fronte al video dello stadio “Franco Sensi”. Poche settimane dopo Marrazzo si sarebbe dimesso travolto dallo scandalo di via Gradoli. Adesso è stato il turno di Alemanno, travolto dal centro-sinistra (appena 40% di consensi). Ci viene il dubbio che chi prova a parlare positivamente di questo stadio venga colpito da una strana e singolare maledizione. Sarà per questo, forse, che sia Zingaretti che Marino, fanno orecchie da mercanti alle “sirene” giallorosse? C’è da pensare effettivamente di sì. Una sorta di maledizione strisciante che colpisce solo il mondo della politica. E intanto sono passati quasi otto mesi senza sapere realmente cosa succederà. L’unica novità è l’operazione editoriale di Parsitalia Media che è intenzionata ad acquisire lo storico quotidiano generalista “Paese Sera”, da tempo in sofferenza. Sarà prodromica alla costruzione dello stadio? Chissà!

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