Esclusiva – Stadio Flaminio trasformato in una latrina. Le foto del degrado e nessuno interviene
(di Marcel Vulpis) – Il livello di incuria e di degrado in cui vive la città di Roma non poteva non toccare anche il mondo dello sport e dell’impiantistica. Come agenzia abbiamo deciso, in quest’ultimo week-end, di fare un giro nei pressi dello stadio Flaminio, fino a pochi anni fa sede del Six Nations e casa dell’Italrugby (prima che si trasferisse allo stadio Olimpico). Per anni questa struttura storica (bene architettonico sottoposto tra l’altro a tutela) è stato gestito dal CONI, per poi ritornare saldamente nelle mani del comune di Roma.
Sotto la Giunta Marino si è cercato di dare in gestione lo stadio (senza fortuna) alla FIGC, ma i costi esorbitanti dell’operazione hanno portato la Federcalcio prima di Giancarlo Abete e poi di Carlo Tavecchio a fare un passo indietro. Era il “sogno” dell’assessore Luca Pancalli, che, però, pochi mesi fa, ha rimesso il mandato nelle mani di Marino. Poi è stato il turno del nuovo assessore (Paolo Masini), che aveva promesso di risolvere l’operazione attraverso l’emanazione di un bando di gara. Al momento non ci sono notizie “fresche” su come questo bando stia andando a buon fine, ma, al di là dell’esito di questa iniziativa, non è accettabile questo livello di incuria e degrado. Vegetazione incolta ovunque, rami di alberi per terra, immondizia sparsa (incluso un letto a doghe), incuria su tutta la struttura esterna. In alcune zone dell’area inoltre vagabondano strani personaggi che seguono chi si avvicina, cercando di capire se si è forze dell’ordine. Un paesaggio vicino alla periferia più squallida, ma quello che emerge nella sua interezza è il senso di abbandono della struttura (nel suo complesso). Vedere poi la zona dell’ex biglietteria del Sei Nazioni ridotta ad un vero letamaio, con buste di immondizia in ordine sparso sull’asfalto fa male al cuore. Chissà, tra l’altro, da quanti mesi non passa l’AMA a pulire. Ormai è una “terra di nessuno”, dove non è impossibile immaginare che prima o poi diventi zona di prostituzione e spaccio (soprattutto nelle ore notturne). Pur avendo girato per oltre un’ora in lungo e largo non abbiamo mai incontrato un poliziotto né un carabiniere. Può succedere di tutto e a qualsiasi ora. Vegetazione abbondante e degrado diventano humus fertile per nascondere azioni illegali o personaggi dediti alla malavita. Significativa poi l’immagine con il cartello “8” a terra, ovvero l’accesso degli ospiti vip del Sei Nazioni. Un simbolo del decadimento più assoluto e del totale disinteresse di personaggi privati e pubblici a rilanciare questa struttura sportiva storica. Se questo è il presente/futuro dell’impiantistica sportiva stiamo messi veramente male, anche perché non si capisce chi dovrebbe intervenire. In un paese, dove non esiste un ministero dello sport e dove il comune di Roma ha già cambiato due assessori allo sport, cosa possiamo costruire nel concreto? Credo ben poco!
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