Eventi – Poche luci e molte ombre sull’International Champions cup 2013
Al di là dell’aspetto tecnico, che ha consentito a centinaia di migliaia di appassionati di calcio in America di assistere alle gesta dei vari Cristiano Ronaldo, Frank Lampard e Mario Balotelli, è l’aspetto del business quello che attira più l’attenzione. Sin dagli anni ’60 infatti le tournée delle squadre europee negli USA fanno riversare milioni di dollari sui club europei, sborsati da organizzazioni di alto livello, anche se non sempre le cose sono finite bene, come nel caso della Champions World di Charlie Stillitano e Giorgio Chinaglia agli inizi degli anni 2000.
Il megatorneo di quest’anno, denominato Guinness ICC 2013, è stato organizzato dalla Relevent Sports, una divisione della RSE Ventures, società con base a New York, il cui CEO è sempre Charlie Stillitano. Fondata nel 2012 da Stephen M. Ross e Matt Higgins (ex VP dei NY Jets), la RSE Ventures è una società attiva su sport, entertainment, digital e in generale su diverse opportunità d’investimento. Fanno capo alla RSE Ventures un ampio ventaglio società, strutture ed eventi, inclusi il Sun Life Stadium dei Miami Dolphins (NFL), – che il 6 e 7 agosto ha ospitato tutti e otto i club partecipanti alla ICC per le finali del torneo – la Relevent Sports e l’Insignia Sports & Entertainment. Tra i partner della ICC 2013 grandi brand quali la birra Guinness, Herbalife (sponsor anche dei Los Angeles Galaxy), l’Adidas (partner storico della MLS, di cui realizza le maglie dei club), Emirates (che sponsorizza anche i NY Cosmos), Geico, Xbox, Scion e la radio satellitare Sirius XM (dove Stillitano era spesso ospite con Chinaglia).
Tra i club partecipanti quest’anno: Real Madrid, Chelsea, Everton, Inter, Juventus, Milan, LA Galaxy e Valencia, con diritti TV venduti a mezzo mondo e stadi non proprio pieni, con una media di 41.335 spettatori a partita. Il match peggiore dal punto di vista della risposta del pubblico è stato Juventus vs. Everton, con soli 22.208 al San Francisco’s AT&T Park. Per i bianconeri la via dell’internazionalizzazione sembra ancora lunga.
ICC, non proprio un successo?
Nonostante le grandi partnership e i tanti spettatori però, secondo quanto risulta a SoccerItalia, la ICC non risulterebbe essere stata un grande affare dal punto di vista del business, con una perdita che si vocifera intorno ai $5 milioni. Un bilancio finale che ha sentito il peso degli ingaggi delle squadre (non tutte in grado di attirare il grnade pubblico) e dell’affitto degli stadi di football (MetLife di NY, Lucas Oil di Indianapolis, Sun Life di Miami, University of Phoenix) e baseball (il Dodger di LA e l’At&T Park di San Francisco), oltre al Mestalla di Valencia, riempiti spesso molto al di sotto della capacità, oltre che delle aspettative dell’organizzazione: “Cosa mi aspetto dal torneo? Cinquantamila spettatori di media”, aveva detto Stillitano ad AmericaOggi.
I costi delle squadre poi non sono relativi solo all’ingaggio in sé, ma anche a notevoli aspetti logistici. Basta leggere quanto raccontato da Stillitano a SportsProMedia:
“I tour di oggi sono un esercizio per la costruzione del brand per i club. Le società hanno sempre maggiori richieste. Ricordo quando ai Mondiali l’Itlia era alloggiata presso un albergo abbastanza modesto. Oggi non potrei immaginare nessuno di questi team stare in un hotel di quella qualità. Non pessimo, ma certo modesto. All’epoca si cercava solo tranquillità e comfort, mentre oggi le richieste sono diverse. Oggi tutti vogliono stare in un 5 stelle, allenarsi presso centri sportivi perfetti. Di solito facciamo loro utilizzare dei centri della NFL. […] Ieri le società pensavano solo a fare un po’ di soldi, oggi invece il marketing è tutto. Per questo abbiamo costruito la nostra organizzazione intorno alle loro esigenze. Ieri potevi essere un semplice organizzatore, mentre oggi devi essere un marketing team”.
Giustissimo l’approccio, inevitabilmente molto costoso, e in questo caso a quanto pare non in grado di reggere, principalmente a causa dell’assenza di grandi club come Barcellona, Manchester United, Arsenal e Liverpool, che hanno preferito andare in tournée in Asia per coltivare un mercato dalle possibilità enormi, e dove gli stadi di Honk Kong, Indonesia e Malesia hanno visto 80mila spettatori sugli spalti anche per il Sunderland di Paolo Di Canio e le squadre locali. Il futuro è lì, e come sempre le inglesi, Barça e Real Madrid lo hanno capito prima delle italiane, mentre qui la Juventus preferisce rinunciare alla trasferta a Pechino per la finale di Supercoppa contro la SS Lazio.
Sempre secondo quanto risulta SoccerItalia, Stephen Ross non sarebbe affatto contento dell’andamento della Relevent Sports, anche perché l’andamento non soddisfacente della ICC è stato preceduto dal non grande successo delle amichevoli e del tour della AS Roma 2012 (e dell’amichevole fra giallorossi e Chelsea di quest’anno, che ha attirato al RFK Stadium solo 25.615 spettatori), che pare abbia avuto un ritorno negativo dal punti di vista economico per la società USA. E a portare la Roma negli USA stillitano ci aveva provato nel 2011, senza successo nonostante gli ottimi rapporti personali con l’allora DG giallorosso Franco Baldini. Meglio invece è andata la doppia amichevole giocata a maggio da Chelsea e Manchester City prima a St. Louis e poi allo Yankee Stadium, destinato in futuro ad ospitare il New York City FC al suo ingresso in MLS nel 2015, che ha visto il cartello sold out in entrambi gli stadi.
Un altro aspetto che però preoccupa Stephen Ross, che è anche proprietario dei Miami Dolphins (NFL), è il futuro del suo stadio, il SunLife di Miami, inaugurato nel 1987. Ross infatti non ha preso bene il no del parlamento della Florida ad una compartecipazione alla spesa di $350 milioni necessaria per ristrutturare il Sun Life Stadium (mentre ha detto sì la scorsa settimana a $20 milioni per un soccer specific stadoium ad Orlando) – e la conseguente possibilità di ospitare il SuperBowl 2016 o 2017 . E la minaccia di Ross è stata molto diretta: “Non so se verremo a Miami tutte le volte. Sono sicuro che ci sarà molto interesse da parte di altre città”, ha dichiarato Ross allo Sports Business Journal.
Una minaccia che sembra il via ad un braccio di ferro con le istituzioni della Florida. Ma chissà che a trarne vantaggio non possa essere proprio la MLS? Da tempo infatti si parla della possibilità che David Beckham, insieme all’imprenditore boliviano Marcelo Claure, possa lanciare a Miami una franchigia in vista di un’expansion nel 2016. E proprio un accordo tra Stephen Ross e la futura franchigia MLS da far giocare al SunLife, riadattato per ospitare un team da 20mila spettatori a partita senza apparire troppo cavernoso (come accade al CenturyLink Field di Seattle), potrebbe essere la chiave per l’ok al finanziamento. Un futuro luminoso sembra addensarsi all’orizzonte quindi per il soccer a Miami. Un po’ meno per l’ICC e per Stillitano, che se non otterranno il necessario successo nel 2014, potrebbero vedere il megatorneo durare meno del Trans-Atlantic Challenge dei tempi della NASL, che si tenne dal 1980 al 1984 (con 35.000 spettatori di media).
L’analisi attenta ed anche un po’ severa di SoccerItalia.info (portale di riferimento sul soccer e più in generale sugli sport a stelle e strisce) sulla rassegna 2013 dell’ICC (International Champions Cup 2013). Si è chiusa con la vittoria in finale a Miami del Real Madrid sul Chelsea per 3-1 – e le pessime prestazioni delle squadre italiane – la prima edizione della International Champions Cup.
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