Punto e a Capo

Fabbrica Italiana ATleti: troppo “facile”…per essere bello!

Nuova operazione di endorsement a favore di atleti olimpici. Porta la firma della Fiat, che l'ha ribattezzata "Fabbrica Italiana ATleti", ma non è una grande novità. Prima di loro e già da due edizioni la Visa ha lanciato un progetto similare, denominato "Team Visa" e lo fa in tutta Europa, non solo in Italia.
Anche la scelta dei testimonial, non ce ne voglia la dirigenza marketing della Fiat, non ci ha soddisfatto. Sono sempre gli stessi (da Granbassi, a Cagnotto, passando per Montano). Per non parlare di Howe, che presta la sua immagine ad almeno altre quattro aziende (tra queste Mondo, Kinder-Ferrero, ecc.). E' un po' troppo inflazionato (stiamo nell'abc del marketing: mai legarsi a un volto che è in campagna su altri brand perchè ci sarà un effetto marmellata).
Diciamo che la Fiat ha fatto il "compitino" da 6 politico e vorrebbe farlo passare come operazione "innovativa". Certo scegliere Montano, che ha da quattro anni una società che lo gestisce in termini di immagine creando per lui occasioni d'oro in ambito televisivo/pubblicitario cozza un po' con il concetto dello spirito olimpico. Non ce ne voglia la Fiat, ma poteva fare di più. Da analisti marketing esterni lo dobbiamo dire. Fa parte del diritto di "critica" costituzionalmente garantito (a chi fa la professione di giornalista)
Questa volta proprio non ci ha entusiasmato e al di là delle frasi di circostanza (chi si schiererebbe mai contro il più importante spender pubblicitario in tempi di magra come questi) anche nell'ambiente degli addetti ai lavori il giudizio non è per nulla positivo.
Il più buono l'ha definita una "operazione senza anima". Quella olimpica ci permettiamo di dire noi. Diciamo che dai tempi di Lapo Elkann (ormai parcheggiato in altre iniziative) non si vedono più operazioni "brillanti". Speriamo che con il tempo si gratti un pò di ruggine e si lavori di più sulla creatività.
Non ci meravigliamo se poi ai Leoni di Cannes vincono sempre gli altri. Avranno anche loro la poltrona da direttori marketing, ma in Europa si cerca di essere il meno banali possibili. In Europa, però!

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Marcel Vulpis

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