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Fassina su HPost si erge a paladino del NO di Roma2024

(di Marcel Vulpis) – E’ uno Stefano Fassina, uscito dal PD e attuale leader di Sinistra Italiana, già all’attacco nel 2016. L’articolo pubblicato su Huffington Post, lo scorso 3 gennaio, sul tema della candidatura di “Roma2024″, non lascia dubbi: il parlamentare italiano vuole il referendum per decidere, insieme ai romani, il futuro del progetto italiano in vista dell’edizione estiva del 2024. Tutto lecito, se non fosse per il fatto che lo stesso Fassina è candidato della SI per la “poltrona” di sindaco di Roma. Un articolo ben scritto e articolato (anche se ci sono ricerche che confermano l’esatto opposto di quanto enunciato dal deputato di sinistra), ma che profuma di mera promozione elettorale (a titolo personale), con un tocco immancabile di populismo e demagogia. Adesso sarà interessante capire le prossime mosse del Comitato Roma2024 e del CONI, di fatto, chiamati in causa dall’articolo di Fassina, nelle vesti insolite di blogger sportivo. Quello che appare chiaro è che lo stesso, attaccando Malagò e Montezemolo, cerca di colpire “politicamente” il governo Renzi. Richiamando su di sé attenzione e notorietà mediatica. Un film già visto in altre tornate elettorali e che ciclicamente ritorna. Ma anche un “regalo”, tipico del fuoco amico all’italiana, agli avversari di Parigi2024.

Il contributo di Fassina su Huffington Post

Insieme al voto per il sindaco della capitale, facciamo un referendum sulle Olimpiadi a Roma nel 2024 e le alternative possibili. Caro Presidente Montezemolo, caro Presidente Malagò, leggiamo quasi ogni giorno vostre entusiastiche dichiarazioni sulle sorti magnifiche e progressive spalancate dall’arrivo dei Giochi Olimpici 2024 a Roma. Quali sono gli ancoraggi reali ai quali affidate tali solenni prospettive? Siamo assolutamente convinti delle capacità amministrative in divenire e delle qualità imprenditoriali consolidate della nostra capitale. Non è questo il punto.

Assumiamo ambiziosamente, fiduciosi, come nostri benchmark, i più elevati standard internazionali in termini di legalità, trasparenza, efficienza e efficacia. Tuttavia, da almeno un quarto di secolo, le olimpiadi o i mondiali di calcio sono risultati un pessimo affare per le città e i paesi ospitanti sul piano dei bilanci pubblici, dell’assetto urbanistico, della qualità della vita prima, durante e dopo il Grande Evento, sia nel breve che nel medio-lungo periodo. Sono i numeri a dimostrarlo, non la sopravvissuta ideologia anti-capitalista di una sinistra residuale. Sono i dati raccolti da un eccellente ricerca di Andrew Zimbalist, pubblicata qualche mese fa da Brookings Institutions, fondazione di prima qualità scientifica, dal titolo decisamente evocativo per noi, quasi un avvertimento in extremis per Roma 2024: “Circus Maximus. The economic gamble behind hosting the olympic game and the world cup“.

La messe di evidenza empirica è abbondante e univoca. In estrema sintesi, nel breve periodo avviene quanto segue:

1. i costi iniziali stimati sono sempre, largamente, una frazione delle spese finali effettivamente sostenute dai bilanci pubblici. La tabella riportata da Andrew Zimbalist è chiara (nelle ultime due colonne i dati sono in miliardi di dollari):

Olimpiadi

2. Le entrate previste sono sempre largamente sovrastimate. Innanzitutto, a causa di un’irrealistica ipotesi sul moltiplicatore degli effetti delle spese sostenute e dell’associato fantasioso aumento dell’occupazione: si assume un moltiplicatore nell’intervallo tra 1,7 e 3,5, mentre ex-post i dati indicano un fattore nell’ordine di 1. Vuol dire che a fronte di 100 euro investiti o spesi per consumi finali o intermedi, il ritorno è circa 100 euro o meno, non i 170 o i 350 euro delle previsioni. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, anche nell’ultima Nota di Aggiornamento al Def, si è prodigata a riassumere una vasta letteratura per giustificare a noi impenitenti keynesiani il moltiplicatore di 0,9 immesso nei modelli econometrici ufficiali utilizzati per le previsioni della Commissione europea e nostre.

Oltre alle infondate ipotesi sul moltiplicatore, il versante entrate soffre della crescente appropriazione da parte del Comitato Olimpico Internazionale degli introiti pubblicitari,la principale fonte di incassi: si è arrivati al 70%.

3. Il turismo. Anche l’immancabile previsione di impennata nell’afflusso di turisti è propagandistica. Consideriamo per brevità soltanto le ultime 2 olimpiadi (Zimbalist riporta una lunga serie di casi): durante i Giochi Olimpici del 2008, a Pechino erano previsti circa 400.000 turisti, ma ne sono effettivamente giunti 235.000 con una caduta di presenze nella capitale cinese del 30% rispetto all’Agosto dell’anno precedente; a Londra 2012, la caduta è stata del 6,1% rispetto al 2011. Le ragioni sono intuitive. Una parte dei flussi ordinari viene scoraggiata dall’affollamento previsto per il “Grande Evento” e dal connesso aumento dei prezzi e riduzione della qualità dei servizi.

In sintesi, il saldo di breve periodo nell’ultimo quarto di secolo è sempre stato pesantemente negativo. A Londra 2012, ha superato i 10 miliardi di euro.

Al risultato di breve periodo viene solitamente contrapposto un benefico “effetto legacy”, ossia l’impatto di medio-lungo periodo associato alle infrastrutture realizzate: la città interessata dall’olimpiade o dai mondiali di calcio si ritrova in eredità impianti sportivi, alloggi per atleti e staff, linee di trasporto aggiuntive. Anche qui, i dati dì realtà indicano esattamente il contrario: rimangono opere sportive sovradimensionate rispetto alle esigenze della città e costosissime da manutenere; strutture abitative necessitanti elevati costi di adattamento; linee di trasporto incompiute e non prioritarie. Sopratutto, a causa del deficit accumulato nella costruzione e gestione della manifestazione, il saldo di medio-lungo periodo è segnato dagli enormi debiti da pagare in termini di maggiori imposte o tagli di spese o un mix di entrambi.

Infine, gli effetti di medio-lungo periodo sono considerati senza contare il “costo-opportunità”: le risorse da impegnare nelle olimpiadi o nei mondiali di calcio quali ricadute economiche e sociali, oltre che finanziarie, potrebbero generare investite in infrastrutture e interventi prioritari per la città in termini di mobilità sostenibile, di attività sportive e culturali, di housing sociale, di spazi verdi, di rigenerazione delle periferie?

Di fronte ai dati di realtà, diventa evidente la ragione per la quale sempre meno città sono interessate a ospitare le olimpiadi o i mondiali di calcio e sempre meno formalizzano la candidatura. Per i giochi olimpici del 2024, sono rimaste soltanto in 4. Boston si è tirata indietro per i rischi finanziari eccessivi. Amburgo ha detto no dopo un referendum.

Caro Presidente Montezemolo, caro Presidente Malagò, dov’è un dettagliato piano economico finanziario per Roma 2024? Siamo fermi alle scarne informazioni relative a Roma 2020: costi per quasi 10 miliardi; aumento del Pil calcolato, come al solito, con un moltiplicatore completamente irrealistico (superiore a 2) e conseguente stratosferico impatto sull’occupazione; mega aumento dell’afflusso di turisti; entrante indefinite. Prima di presentare il logo, non sarebbe stato utile definire seriamente, ossia sulla base dell’evidenza empirica disponibile, costi, entrate e “costo-opportunità” per Roma? La stessa richiesta è arrivata anche da Galli della Loggia in un editoriale sul Corriere della Sera del 30 Giugno scorso. E rimasta purtroppo senza risposta.

Caro Presidente Montezemolo, che cosa avrebbe raccomandato agli azionisti Fiat se l’a.d. si fosse presentato con una proposta così costosa, così generica e con precedenti tanto fallimentari? Comprensibilmente, avrebbe suggerito di accompagnarlo alla porta senza stock options. Possiamo essere meno attenti con le tasse pagate dai cittadini? Può il bilancio capitolino, già paralizzato dal debito, correre rischi così elevati?

Allora, prima di fare ulteriori passi verso un altamente probabile burrone finanziario e urbanistico, facciamo una discussione informata nella città. Entriamo nel merito. Offriamo ai cittadini romani la possibilità di scegliere tra l’olimpiade per il 2024 e, a parità di risorse da impegnare, progetti alternativi. Noi proponiamo: impianti sportivi adeguati in ogni Municipio; metropolitane di superficie, corsie riservate per il trasporto pubblico, chiusura dell’anello ferroviario, ristrutturazione della Roma-Lido, potenziamento dei treni locali per abbattere l’arrivo a Roma di decine di migliaia di auto al giorno, piste ciclabili; investimenti di rigenerazione delle periferie; ristrutturazione di edifici pubblici per accogliere gli studenti fuori sede e per l’emergenza abitativa.

I progetti alternativi a “Roma 2024” aprono la vera questione romana: quale vocazione economica per la capitale d’Italia dopo la consunzione della rendita fondiaria e della spesa pubblica facile? La classe dirigente in campo propone la via dei Grandi Eventi: un Giubileo, un’Olimpiade, un altro Giubileo. Noi, invece, puntiamo sui motori della conoscenza e della cultura e, su tale obiettivo strategico, intendiamo programmare gli interventi alternativi alle olimpiadi.

Una classe dirigente adeguata si confronta nel merito. È’ aperta, senza paura e senza arroganza, alla partecipazione dei cittadini, prima di fare scelte decisive. Pertanto, proponiamo al Governo e al Parlamento di indire un referendum consultivo sulle alternative per il futuro di Roma, da celebrare insieme al primo turno delle elezioni amministrative del prossimo Giugno. Ascoltiamo i cittadini di Roma. È nostro dovere, oltre che loro diritto. Nell’immediato, vi invitiamo a partecipare, il 17 Gennaio, alla Domenica del Programma, dedicata anche a valutare, in un incontro nell’IX Municipio, “Roma 2024 e le alternative possibili”.

In un passaggio del suo racconto sulle disavventure olimpiche, Andrew Zimbalist cita le parole di Jerome Valcke, ex Segretario Generale della Fifa: “meno democrazia è qualche volta meglio per organizzare un mondiale”. Dopo la chiusura dell’amministrazione Marino dal notaio e il pluri-commissariamento di Roma, un requisito rilevante per arrivare a ospitare i giochi del 2024 lo abbiamo decisamente soddisfatto. Ma, in generale, non è particolarmente promettente.

fonte: blog Stefano Fassina – Huffington Post

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Marcel Vulpis

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