FIGC: dopo il caso Parma si riparte da onorabilita’ e solvibilita’ finanziaria
Bisognerà mostrare di avere la fedina penale immacolata, di non aver subito condanne (passate in giudicato) per falso in bilancio, bancarotta fraudolenta o truffa, e di possedere un certificato anti-mafia degno di questo nome. Tutto questo per ipotesi di acquisizione di società, con una “golden share” non inferiore al 10 per cento.
Oltre a ciò diventa essenziale il tema della solvibilità finanziaria. I nuovi investitori dovranno presentare lettere di patronage bancario da parte di istituti (nazionali o internazionali) di classe “A” (quindi primarie banche, capaci anche di certificare la provenienza del denaro dell’investitore). Questo forse è il punto più debole di questo apparato di norme studiato dalla FIGC (finalmente verrebbe da dire ed è paradossale che, fino ad oggi, nessuno l’avesse mai pensato). Perché, di fatto, si delega ad un “soggetto terzo” la certificazione della provenienza del denaro investito in una ipotetica acquisizione di un club.
Altro tema, da tenere sotto controllo nel futuro, è quello delle figure dei cosiddetti “prestanome”. E’ chiaro che chi intende truffare cercherà in ogni modo di aggirare queste norme e il modo più semplice è individuare soggetti formalmente puliti, in grado di superare questi ostacoli (seppur stringenti). Detto questo l’iniziativa della FIGC è sicuramente lodevole.
Sul tema della sostenibilità economica del mondo del pallone italiano, le norme varate nell’ultimo Consiglio Federale FIGC vanno nell’individuazione di un piano graduale (in tre anni) di riequilibrio dell’intero sistema, ormai oberato da debiti. Si intende arrivare ad un vero e proprio fair play italiano, più severo, perfino, rispetto a quello dell’Uefa di Michel Platini. Verrà costruito un indice di liquidità, che dovrà essere rispettato da tutti e 20 i club di serie A. Entro il 2018 le società dovranno dimostrare di saper centrare il punto di pareggio. Oltre a ciò, all’inizio della stagione, i presidenti dovranno dimostrare di avere i fondi per arrivare al termine del campionato, evitando figuracce in stile Parma.
(di Marcel Vulpis) – Dopo il caso Parma (terminato con un fallimento e l’arresto del suo ultimo presidente, l’imprenditore Giampietro Manenti, con ipotesi inquietanti come il riciclaggio di capitali illeciti), il calcio italiano riparte da due concetti “basici” quanto essenziali in qualsiasi sistema industriale: l’onorabilità delle persone che compongono il sistema stesso e la loro solvibilità finanziaria (la capacità di far fronte, con mezzi propri, ad un progetto, in questo caso sportivo). La “good news” è che, dal 1° luglio, secondo quanto deciso oggi nell’ultimo Consiglio FIGC, non sarà più possibile acquistare, così come è avvenuto da parte di Manenti, club professionistici ad un euro (ma con 218 milioni di euro di esposizione debitoria).
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