Genova, per il sindaco Bucci il Ferraris è in vendita
(di Linda Zanoni) – In un’intervista rilasciata a Tuttosport, il sindaco di Genova (Marco Bucci) ha parlato dello stadio della città ligure, considerandolo in vendita. “L’ideale sarebbe che Samp e Genoa (entrambe nella massima serie) comprassero lo stadio o in alternativa lo affittassero per lungo tempo in modo da poterci investire”, queste le sue dichiarazioni.
Uno degli stadi più caratteristici della Serie A è in vendita. Il Luigi Ferraris, meglio conosciuto come “Marassi”, è in vendita. A giocarci in casa dal 1911 è il Genoa; la UC Sampdoria, invece, iniziò a svolgerci le partite nel 1946. Lo stadio Marassi venne anche scelto come location per alcune partite del Mondiale che si svolse proprio in Italia nel 1990, dove a conquistare il titolo fu la Germania Ovest.
Nell’estate del 2018 lo stadio Marassi era stato messo in vendita dal comune per la cifra di 16 milioni di euro, considerata da entrambi i club troppo elevata. La perizia svolta dalle due società aveva dato al Ferraris un valore non superiore ai 7-8 milioni di euro. La situazione, da quel momento, è rimasta la stessa con lo stadio ancora di proprietà comunale.
Nei giorni scorsi il sindaco Bucci ha affrontato nuovamente il tema stadio, dichiarando: “La mia posizione è semplice: lo stadio è in vendita. Siamo disposti a venderlo anche a una società diversa dai due club genovesi, naturalmente se si presentasse una proposta convincente. E siamo disponibili anche a valutare progetti che prevedano un’eventuale costruzione di un altro impianto”.
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Lo stadio di Genova, dall’1/1/1933 intitolato alla memoria di Luigi Ferraris, primo caduto rossoblù nella Grande Guerra, non è meglio conosciuto come Marassi bensì è erroneamente e ignorantemente chiamato così da chi non sa che è ubicato nel quartiere genovese denominato Marassi.
Il corretto nome quindi è “Stadio Luigi Ferraris” di Marassi in Genova.
Altresì ad esempio non si è mai sentito dire “vado al San Siro” ma o “vado al Meazza” o al limite “vado a San Siro” quando lo stadio meneghino non era stato ancora intitolato al “Beppe” nazionale.