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Geo Ceccarelli (CIO di Marimo) risponde a Pennisi e Di Montigny sulla cerimonia di apertura di Parigi2024: “Ecco perché la sorpresa e la delusione nel leggere di questa polemica”

L’agenzia Sporteconomy si è sempre distinta, in questi primi 19 anni di attività, per accogliere pensieri diversi tra loro, dimostrando la propria indipendenza intellettuale (quale che sia il tema in esame). Pertanto dopo due “interventi-bocciatura” relativamente alla cerimonia di apertura di Parigi2024, ospitiamo il contributo di Geo Ceccarelli, per anni direttore creativo di TBWA (oggi Chief Information Officer di Marimo), che la pensa diversamente rispetto a Carmelo Pennisi e Oscar Di Montigny. Di seguito l’intervento che abbiamo deciso di pubblicare:

Ho letto le dichiarazioni di Carmelo Pennisi e Oscar Di Montigny, e di tanti altri che si sono sentiti offesi dalla Cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi e chem in pieno spirito olimpicom e soprattutto liberale, rispetto profondamente.

La considerazione che faccio è solamente legata alla “sorpresa” legata a questa enorme polemica che è montata nelle ultime ore, e che ha portato il CIO a ritirare il video integrale della cerimonia di apertura. Fatto che, comunque, reputo molto grave, sempre da “liberale”.

Io ho guardato la cerimonia con altri occhi, affascinato dalla creatività e dalla capacità di mettere a terra uno show di 4 ore, mai realizzato prima. Uno show di una complessità unica, un misto tra teatro, televisione, cinema, opera, musica, danza e product placement.

Una città già scenografica di suo, scenografata per diventare cornice di performance live inanellate una dietro l’altra come cerchi olimpici. Il tutto in diretta in mondovisione.

Un precedente senza precedenti che nel bene e nel male rimarrà unico. Circa 120 milioni di budget per un film live di 4 ore che ripercorre la storia della Francia e dei Giochi, che, banalmente, sono rinati lì e che tornano a casa dopo 100 anni. Un’occasione troppo ghiotta da lasciarsi sfuggire. Quando vedo un’espressione così alta dell’ingegno e della creatività umana, calata a terra quasi alla perfezione non nascondo la mia commozione.

Siano tutti allenatori e da ieri anche Direttori artistici di eventi, ebbene per una volta posso affermare con fierezza e consapevolezza, che non avrei saputo fare di meglio.

Mi sono messo nei panni di Thomas Jolly, il vero eroe di questa storia, e ho immaginato la fatica enorme e allo stesso tempo l’esaltazione, di poter creare, mappa alla mano, un percorso narrativo che trasferisse non solo i valori dell’olimpismo, ma un racconto di integrazione, accoglienza e parità di genere.

Un racconto utopico, suggellato dalle note di “Imagine” cantata su una zattera alla deriva, nel segmento della cerimonia  dedicato all’“oscurità”. Quasi a dire, nonostante il momento buio che stiamo vivendo, ricordiamoci che esiste un’alternativa, da sempre utopica e utopistica, ma pur sempre un’alternativa, sempre più remota e più lontana. Concettualmente forse il momento più alto della cerimonia.

Le ultime parole, prima dell’accensione del braciere olimpico, sospeso su una mongolfiera, sono state: “Per 16 giorni rappresenteremo la parte migliore del mondo”. Un passaggio da brividi per tutti quelli, come me, che lo credono veramente.

Ecco perché la sorpresa e la delusione nel leggere di questa polemica.

Possiamo discutere sul buon gusto o meno e sull’opportunità o meno di mostrarla, ma anche la parte “Freaks” della cerimonia, la più contestata e all’inizio erroneamente associata ad una reinterpretazione dell’ultima cena, non voleva minare nè le tradizioni cattoliche, né la famiglia, voleva solo “ricordare” che il mondo è bello perché è vario, in tutte le sue varietà.

Nel complesso ci sono state molte cose belle e ricche di significato, a partire dalla fine, con l’esibizione straordinaria, sotto il profilo emozionale, dell’artista di fama mondiale Celine Dion. Ed è un peccato che la polemica, viva ancora oggi, si sia mangiato tutto.

(Geo Ceccarelli)

 

 

 

 

 

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