Ghiretti (SG Plus): Il vero trend è la costruzione di progetti integrati e ben comunicati
A distanza di un anno dal progetto di rebranding (da Studio Ghiretti a SG Plus), il suo fondatore (Roberto Ghiretti) ha accettato di rispondere ad una serie di domande della nostra agenzia giornalistica, spiegando come si muoverà sul mercato italiano, in un ideale passaggio tra passato, presente, futuro. Ne esce un quadro ideale di attività, mosse principalmente dalla passione per il mondo dello sport (nella sua totalità). Un elemento, quest’ultimo, che non si compra, perché è parte del dna di chi ha fondato questa struttura (inizialmente a Parma), tra le realtà leader, moderne e innovatrici dello sport-business tricolore.
1) Dott. Ghiretti tra pochi giorni taglierete il traguardo del primo anno, da quando è partito il progetto di rebranding dell’intera struttura. Quali sono le prime riflessioni in merito che le vengono in mente?
R: Al di là del rebranding, c’è stata una vera e propria evoluzione della società: l’innovazione ha portato, infatti, anche maggior responsabilità di tutti i partner di SG Plus e dei responsabili delle aree in cui siamo suddivisi. Il centro di gravità non è più unico, ma abbiamo incrementato il coinvolgimento dei professionisti di alto livello che ruotano attorno alla nostra realtà.
2) Quali sono stati i feedback più importanti che avete ricevuto dai clienti (vecchi e nuovi)?
R: Le nuove sedi a Milano e Roma sono state accolte in maniera molto positiva, poiché ci hanno resi maggiormente presenti e vicini ai clienti su tutto il territorio nazionale. Ha ottenuto risposte importanti anche la nuova capacità di affrontare in toto ogni tematica relativa al mondo sportivo: abbiamo ampliato il nostro servizio, sia verso aziende che enti pubblici od organismi sportivi, sviluppando le competenze pregresse su responsabilità sociale engagement e corporate. I clienti apprezzano, dunque, la possibilità di una consulenza da zero fino a 360 gradi, che può affrontare numerose aree come la CSR, il marketing, la ricerca, la cultura, lo studio e la progettualità, la promozi0ne e le migliori forme di comunicazione classiche e digitali.
3) Guardando al 2018 come vi muoverete sul mercato? Su quali linee direttrici?
R: Nel 2018 intendiamo proseguire nella direzione in cui ci siamo mossi finora, puntando ad un miglioramento costante della nostra offerta e ad una sempre più forte specializzazione in engagement, CSR e corporate oltre che su studi e ricerche.
4) Tornando indietro con la mente, quando ha fondato lo studio Ghiretti, come si è evoluto il mercato dello sport-business italiano?
R:Lo sport-business in Italia sta affrontando una crisi economica che inevitabilmente ha ridotto il numero di agenzie di medio livello da cui era composto. De facto, siamo rimasti una delle poche realtà nazionali operanti in questo settore nel quale, oltre noi come factory indipendente, lavorano solo o grandissime realtà multinazionali o pochi singoli professionisti. Il mercato è dunque molto concentrato tra pochi player e con mille rigagnoli laterali.
5) Quest’anno vi siete molto ben distinti sui temi del sociale e sui giovani, a partire dal rapporto molto stretto con il CSI. Cosa prevedete di realizzare nel prossimo anno di lavoro?
R: Stiamo lavorando alla realizzazione di un centro studi sulle tematiche giovanili e sociali nonché a progetti speciali di engagement e responsabilità sociale verso il settore scolastico ed i luoghi educativi, collaborando con il mondo del calcio, del basket, del rugby, della ginnastica, dell’atletica e del judo.
6) Quali sono gli aspetti più innovativi che avete introdotto nella nuova struttura, a partire dalla divisione digital?
R: Come detto, l’innovazione parte principalmente dal ripensamento dell’organizzazione interna per renderla più fluida e flessibile, capace di rispondere con prontezza alle diverse necessità e richieste dei clienti.
7) Dove sta andando il mercato dello sport business (non solo italiano): quali sono secondo lei i nuovi trend del settore?
R: C’è molta attenzione al mondo digital, ma da solo non basta a portare risultati importanti. Il vero trend è la costruzione di progetti integrati e ben comunicati, sia in maniera tradizionale sia attraverso strumenti e piattaforme online, che abbiano come fine ultimo la soddisfazione delle persone.
8) Qual è il “sogno nel cassetto”? Il progetto che avrebbe voluto realizzare e ancora non vi è riuscito nel sistema sport italiano?
R: Una vera, grande fiera dello sport, una kermesse nella quale tutto ciò che si muove in questo settore ed attorno ad esso possa ritrovarsi per un confronto su idee, progetti e programmazione nonché scambiarsi spunti, conoscenze e prodotti.
9) Nel mondo del calcio ci sono due asset importanti su cui tutti dicono di voler investire: rapporto con i tifosi e nuovi stadi. Qual è il suo pensiero al riguardo?
R: Non si può pretendere di avere database di tifosi e progetti di impianti di gioco senza un investimento adeguato, tuttavia si vedono sempre pochi sforzi in tal senso. L’obiettivo è sempre lo stesso: soddisfare il cliente finale, altrimenti non si ottengono risultati.
10) Quali sono i segnali che vi arrivano, dal vostro osservatorio privilegiato di SG+, riguardo ai fondamentali dell’economia italiana e dell’industria sport?
R: Ci sono tanta confusione e spesso progetti senza capo né coda, mancano di frequente progettualità strutturate ed organiche a tutto campo. L’industria vuole questo e lo sport deve fare uno sforzo a mio avviso fondamentale per andare in questa direzione: bisogna investire per costruire progetti. Non abbiamo un benchmark efficace sul mercato estero (ad esempio, il dinamic pricing lo avevamo proposto quattro anni fa…) e manca il coraggio di investire in progettualità. Se questa è presente, anche l’economia si muove. Serve uno sforzo comune di tutto il sistema sportivo, imparando dall’estero e diventando capaci e decisi ad investire, in modo da creare un modello davvero efficace.
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