Gigliuto (Istituto Piepoli): …Maglia azzurra icona del nostro sentimento di italianità
La “maglia verde” indossata dagli azzurri di Roberto Mancini in occasione della partita Italia-Grecia (valida per le qualificazioni a Euro 2020) ha convinta buona parte dei tifosi italiani, ma, soprattutto, ha conquistato giovani e donne. E’ questo il risultato emerso dall’indagine effettuata dall’Istituto Piepoli e realizzata il 15 ottobre scorso, attraverso 505 interviste ad un campione rappresentativo della popolazione italiana (maschi e femmine, dai 18 anni in sù) segmentato per sesso, età e territorio.
Se il tifoso (uomo) resta ancorato alla tradizione (solo il 35% si è detto “molto” o ‘abbastanza’ soddisfatto della novità, contro un 56% che ha “poco” o “per nulla” gradito la terza divisa), tra il pubblico femminile e i giovani 18-34 anni la percentuale sale significativamente: il 44% e il 49% di essi ha promosso l’iniziativa della Federcalcio (al 43% e il 44% non è invece piaciuto il colore verde).
Ne abbiamo parlato in modo più approfondito con Livio Gigliuto, vice-presidente dell’Istituto Piepoli.
1 – Perché nasce l’idea di questa ricerca e cosa volevate scandagliare nel rapporto tra fan, Nazionale e “maglia”?
R: Ogni settimana, da più di 30 anni, Istituto Piepoli sonda l’opinione degli italiani attraverso il “Tableau de bord”. Con il “Tableau” studiamo l’evoluzione di trend di lungo periodo, come le opinioni politiche, la paura della crisi economica, l’atteggiamento verso l’Europa. Oltre a questo, analizziamo alcuni fatti suggeriti dall’attualità e che catalizzano l’attenzione dei nostri concittadini. In molti casi, come in questo, si tratta di eventi particolari che possono essere indicatori di orientamenti generali, ad esempio la tendenza ad accogliere o rifiutare la novità e l’attaccamento a simboli tradizionali. Questa settimana si è parlato molto della “maglia verde” della nazionale. Volevamo certamente studiare il rapporto tra italiani e quelli che di solito chiamiamo “azzurri”, ma era per noi particolarmente interessante comprendere come una piccola novità, inattesa e imprevedibile, su uno dei simboli dell’italianità, venisse accolta dalla popolazione, e se diverse fasce di popolazione avrebbero espresso diverse sfumature di sentimenti.
2 – Molti anni fa la FIGC ha realizzato una ricerca a tutto tondo. La maglia apparve come un vero e proprio simbolo del nostro Paese, alla pari del marchio Ferrari e della bandiera tricolore. A distanza di anni avete percepito la stesso legame ed affetto? Perché è un brand così iconico, di generazione in generazione?
R: Assolutamente. Tutti noi leghiamo concetti astratti a simboli concreti, così facciamo anche con il concetto di attaccamento al Paese: la maglia dell’Italia, il simbolo della Ferrari, il tricolore, sono tre icone del nostro sentimento di italianità. Prova ne sia il fatto che gli “indifferenti”, rappresentati dal “senza opinione”, siano stati solo uno su dieci. Tutti gli altri si sono appassionati alla vicenda, dividendosi quasi a metà tra “amanti della novità” e “tradizionalisti”, con una lieve preponderanza dei secondi. È altrettanto significativo il fatto che presso il target giovanile e presso quello femminile questa novità sia stata accolta con atteggiamenti favorevoli.
3 – La polemica nata sul colore di questa maglia è’ secondo voi sterile o ha un suo fondamento e perché?
R: Il nostro compito non è di giudicare il sentimento dell’opinione pubblica, ma di tentare di misurarlo e di ipotizzarne le motivazioni. In questo caso la polemica era prevedibile e probabilmente prevista. Ha un suo fondamento come ogni novità che investe aree sulle quali l’opinione ha un’abitudine, dei ricordi, un legame. Ma la scelta della Federazione, che avrà certamente valutato con attenzione “pro” e “contro” dell’operazione, comunica anche una certa quota di coraggio e apertura alla novità, due concetti che era probabilmente importante associare alla Nazionale, soprattutto in una fase di cambiamento sportivo con nuovi giovani protagonisti.
4- Oggi gli sponsor tecnici hanno un peso preponderante nel rapporto con le Federcalcio. Sono spesso lo sponsor principale per valore economico. Hanno diritto a farsi guidare più dal marketing che dal rispetto della tradizione? Come uomo di marketing questa polemica ha fatto bene, comunque, a Puma (almeno sotto il profilo della Publbicita) o poteva optare per una maglia più tradizionale?
R: Marketing e tradizione non sono due categorie contrapposte. In molte occasioni il marketing ha usato la leva della tradizione per associare brand e prodotti al concetto di memoria e nostalgia. In altri momenti ha invece, come in questo caso, utilizzato altre leve: quella della novità, del “tracciare nuove strade”. Dal bel video di presentazione, nel quale figurano giovani che indossano la nuova maglia verde, mi pare l’obiettivo fosse mandare un messaggio di novità e coinvolgere il target dei più giovani e le tifose di genere femminile. Questi obiettivi, dai dati di questa piccola indagine, sembrano tendenzialmente raggiunti.
5 – I saluti militari dei calciatori turchi, durante l’invasione della Siria, confermano come “politica” e “calcio” siano sempre più a contatto. Anche sulla maglia verde, per esempio, il partito Fratelli d’Italia (FdI) ha lanciato una forte polemica. giusta o esagerata ?
R: Politica e sport, come politica e cultura, hanno avuto sempre una forte connessione. E’ abbastanza normale. E’ una polemica che esprime un punto di vista contrario verso la nuova maglia. un punto di vista che. come vediamo. è condiviso da una parte del Paese, allo stesso modo in cui un’altra parte di opinione ha accolto con favore questa novità.
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