Giomi (FIDAL): più dubbi che certezze per l’atletica azzurra
(di Gianni Bondini) Alle ore 11.30 nello studio monumentale di color giallo tripudio del presidente del Conni Giovanni Malagò si presenteranno (domani) il capo dell’atletica, Alfio Giomi, accompagnato dal segretario generale Fabio Pagliara, e il vicepresidente Enzo Parrinello.
Nessuno si carichi di risentimento. Non cadrà nessuna testa, ma si dovrebbe tornare al passato. Fuori programma a parte, perché Giomi pensa di copiare Barelli che non è sicuramente uno dei Malagò Boys.
Che significa tornare al passato? Significa cancellare un po’ della confusione federale creata dal decreto Melandri (ministro), Giovanni Lolli (sottosegretario) e lo scomparso Lucio Selli (consulente). Questo, per altri versi, eccellente trio rese indipendenti e privatizzate le Federazioni (col decreto legislativo del 1999 che la riforma Pescante
del 2002 non modificò del tutto.
Un provvedimento dell’attuale signora del Maxxi, per annullare la centralità del Coni, a seguito delle problematiche legate al Laboratorio anti-doping. Parole (pesanti) e musica (quaresimale) dell’allora vicepremier Walter Veltroni. Con l’acqua inquinata, però, si gettò via anche il neonato, o meglio quel robusto atleta ch’era il Coni.
Nel frattempo l’Australia, oggi competitiva in tutti gli sport (tranne il calcio) dieci anni fa chiamava il dirigente Coni, Gianfranco Cameli, per farsi spiegare il cosiddetto “modello Italia”. Capito? Purtroppo manca meno di un anno a Rio2016 e i miracoli in tempi di spending review sono difficili da realizzare.
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