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Gli EAU pronti a creare un fondo da 10 miliardi di dollari per investire in Israele

(di Bepi Pezzulli)*- Il governo degli Emirati Arabi Uniti (EAU) ha annunciato di aver formato un fondo di private equity da 10 miliardi di dollari per investire in Israele.

L’agenzia di stampa ufficiale degli Emirati, WAM, ha scritto che la decisione è stata presa dopo una telefonata “costruttiva” tra il principe ereditario di Abu Dhabi, lo sceicco Mohammed bin Zayed e il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu.

Secondo la WAM, il fondo sarà specializzato in investimenti strategici per la diversificazione dell’economia degli Emirati dalla dipendenza dal petrolio, con un focus su energie rinnovabili, acqua, spazio, sanità e agri-tech.

L’apertura a relazioni economiche è resa possibile dalla stipula degli Accordi di Abramo, mediati dagli USA, che ad Agosto 2020 hanno reso gli Emirati Arabi Uniti il terzo stato arabo a stabilire relazioni diplomatiche con Israele, dopo l’Egitto nel 1979 e la Giordania nel 1994. Alla firma degli Emirati sono seguite in sequenza quelle di Bahrein, Marocco e Sudan.

Il fondo di private equity sarà capitalizzato con fondi pubblici e privati.

Le parti hanno dichiarato che questa ulteriore iniziativa di collaborazione dimostra i benefici della strategia peace through prosperity. Secondo Gulf News, il quotidiano in lingua inglese degli Emirati Arabi Uniti, esiste una chiara volontà di cooperazione tra gli Emirati, Israele e gli USA, così come una determinazione comune di accelerare il progresso economico e tecnologico del Medio Oriente. L’editoriale è un messaggio diretto al Presidente Joe Biden: le monarchie del Golfo indicano il desiderio di mantenere Washington pienamente ingaggiata nel processo di pace ma soprattutto nel nuovo assetto geopolitico regionale.

Il fronte comune tra monarchie sunnite e Israele in Medio Oriente è il lascito più vistoso dell’Amministrazione Trump, mentre l’Amministrazione democratica è in fase di elaborazione della propria strategia di politica estera nella regione alla vigilia delle elezioni presidenziali in Iran.

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