Gonzalo supera Gunnar e riscrive la storia dei capocannonieri della serie A
(di Massimiliano Morelli) – Era davvero un altro calcio quello di Gunnar Nordhal, svedese morto d’infarto ventuno anni fa ad Alghero, che, all’alba degli anni Cinquanta, fissò a quota 35 il record delle marcature nel campionato di serie A. Sbarcato nella Milano rossonera al termine d’un decennio trascorso nella natia, Svezia dove aveva già conquistato quattro scudetti e una coppa nazionale, fu attore e protagonista del Gre-No-Li, ovvero quel tris di campioni formato da Gren, Liedholm e, appunto, Nordhal, pronto dopo aver conquistato l’oro olimpico con la nazionale svedese a ricomporsi in Italia con la maglia del Milan.
Football in bianco e nero, che da noi cercava grazie anche agli stranieri di obliare la tragedia di Superga pure se nel contempo, quello stesso calcio, stava per vivere almeno tre lustri da nazione di serie B, basti rammentare le mancate qualificazioni alla Rimet, per tacere delle figuracce rimediate nel ’62 e nel ’66. Nordhal, centravanti del Milan che chiuse la carriera trentasettenne con la maglia della Roma, fu protagonista d’un biennio memorabile, dal 1949 al 1951: quello del record (35 gol in 37 partite) e quello successivo, 34 gol in 37 partite. Inarrivabile, si diceva, soprattutto così si scriveva e si commentava. Tutto smentito, perché i record vengono stabiliti anche per essere eguagliati, e perfino battuti. Ecco, sarebbe gratificante per il cronista sportivo leggere oggi un pezzo di Antonio Ghirelli o Gianni Brera per capire le differenze fra quell’asso scandinavo con la chioma scolpita dalla brillantina e Gonzalo Higuain, provenienza argentina, autore delle trentasei reti (in 35 partite) che permettono a lui di scavalcare il signor Gunnar e al Napoli d’agguantare il secondo posto alle spalle della Juventus.
Svenduto dal Real Madrid non perché bidone, ma più semplicemente perché al “Bernabeu” chiunque rischia di diventare un “di troppo”, s’è proposto protagonista alle pendici del Vesuvio con buona pace di chi è riuscito perfino a criticarlo: per un tuffo azzardato finito sugli scogli, o per quel carattere ispido descritto a più riprese forse da chi, spesso, non sa come riempire un foglio bianco. Napoli ringrazia, neanche la produzione di Maradona fu simile a quella del centravanti figlio d’arte, che il padre di Gonzalo fu difensore pure del River Plate. C’è il sorpasso a Nordhal, con tanto di freccia a sinistra. Tutto regolare per il reuccio d’una città dove il traffico è caotico e la freccia delle macchine, forse, si inserisce solo per sbaglio. Meglio il braccio fuori dal finestrino, nel caso. Un braccio proteso ovviamente verso il cielo, in segno di vittoria.
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