I calciatori del Castel di Sangro (stagione 96/97) fanno quadrato con Gravina (ex presidente)
“L’ipotesi di una presunta combine in occasione della gara Bari-Castel di Sangro del giugno 1997 è del tutto falsa ed offensiva della dignità personale e professionale di quanti hanno affrontato una esaltante stagione sportiva con grande partecipazione, lealtà ed impegno. Non possiamo accettare la ricostruzione giornalistica -priva dei minimi riscontri oggettivi ed affidata a rivelazioni e ricordi del tutto sbagliati e smentiti per via documentale- in quanto unicamente tesa al discredito di una parentesi calcistica ed umana di cui andiamo più che mai fieri e sulla quale non permettiamo a nessuno, più che mai per fini speculativi, di gettare fango”. Lo dichiarano in una nota, affidata all’Adnkronos, il tecnico Osvaldo Jaconi e i giocatori del nucleo “storico” del Castel di Sangro (dalle 3 alle 7 stagioni di militanza), in riferimento al contenuto della trasmissione “Non è l’Arena”(La 7) del 18 febbraio.
“Ribadendo nuovamente la nostra posizione avversa rispetto alle fantasiose ricostruzioni del Sig. McGinnis, già sanzionate al tempo dalla magistratura ordinaria, rivendichiamo l’orgoglio e l’appartenenza, insieme a quanti nella società e nell’ambiente cittadino hanno creato i migliori presupposti, a quella che è la nostra indelebile “favola” calcistica. Giù le mani dal Castello!”, proseguono il tecnico e i calciatori del Castel Sangro stagione 1996-1997. “Ci riserviamo di percorrere tutte le strade disponibili a difesa della nostra onorabilità e della nostra immagine”, prosegue il documento firmato da Osvaldo Jaconi, Davide Cei, Paolo Michelini, Claudio Bonomi, Pietro Fusco, Tonino Martino, Antonello Altamura, Pietro Spinosa, Luca D’Angelo e Giacomo Galli, che resta aperto per loro volontà “all’adesione degli altri componenti la rosa”.
“Mi limito a dei fatti oggettivi. Si è parlato di una gara in cui nessuno diceva la data di quella partita, è avvenuta il 15 giugno del 1997, sono quasi passati 21 anni, poi ho sentito parlare di morale, ma è invece normale che un ex calciatore si ricordi di parlare dopo 21 anni di questa cosa, dimenticando due cose in particolare: la prima che lo stesso calciatore nel 1999 aveva dato mandato, insieme ad altri sei compagni di squadra, ad un legale per diffidare la casa editrice a pubblicare quel libro, ritenuto offensivo per la parte relativa a quella partita. C’è un incarico ad un avvocato. L’altra cosa strana è che c’è una condanna da parte del tribunale, dopo una indagine della magistratura ordinaria condotta da polizia e carabinieri che porta alla condanna in via definitiva di questo americano e nessuno ne parla. Stranamente si sorvola. Ho la sensazione che ci siano davvero delle incongruenze pazzesche”. Sono le parole del presidente del Castel di Sangro di allora, Gabriele Gravina, attuale presidente della Lega Serie C, all’Adnkronos, sulle rivelazioni a ‘Non e’ l’Arena’ su La7 sulla partita Bari-Castel di Sangro del 15 giugno 1997, quando gli ospiti avevano già raggiunto la salvezza in Serie B e i pugliesi dovevano vincere per passare in Serie A. Due ex giocatori del Castel di Sangro, tra cui Luca Albieri, hanno messo in dubbio la regolarità della partita, come aveva fatto lo scrittore americano Joe McGinniss, autore di ‘Il Miracolo di Castel di Sangro’.
“E poi la tempistica. Dopo 21 anni, in questo momento particolare, mi sembra anacronistico oltre che raccapricciante. Nessuno invece ha voluto far riferimento all’offesa che si sta arrecando ad un progetto di grandissimo valore culturale, sportivo, sociale che è stato il Castel di Sangro. Si parla sempre di fare il bene del calcio, di promuovere, di ripulire, poi puntualmente si ama infangare qualcosa che di buono è stato fatto nel mondo del calcio. Tuttavia daremo mandato ai legali per una querela, l’ennesima, quindi ricominciamo. Come ha pagato qualcuno nel 2003, pagherà probabilmente qualcun altro nel 2018”, ha aggiunto Gravina, che sottolinea come anche il tecnico e il nucleo storico di quella squadra da ‘favola’ abbia definito l’accusa di combine “falsa e offensiva”.
“Un attacco personale? Non so se sono io il personaggio talmente importante a cui si faceva riferimento nella trasmissione. Io non mi sento una persona importante, sono un uomo al servizio del calcio italiano. Non si faceva prima a dire chi era il presidente? Io non ho nulla da temere, vado a testa alta con la schiena dritta”, ha proseguito Gravina.
“Non ho nessuna intenzione di scendere in polemica, ma dico solo che in Italia c’è la magistratura che è l’organo di garanzia, e io mi affido a loro. Poi gli altri facciano la ricerca di scoop e di audience. Io mi adeguerò a quelle che saranno le decisioni della giustizia”, ha concluso il numero uno della serie C.
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