I problemi veri di Roma? Se l’assessore Esposito sia ancora un ultrà bianconero. Scontro SEL-PD
(di Marcel Vulpis) – A Roma, da tempo, si sta sfiorando il ridicolo, in diverse occasioni, anche se molti problemi sono “reali” (a partire dalla mobilità/trasporti, passando per la tutela del decoro, fino alla sicurezza per le strade). Nel comune governato dal sindaco Ignazio Marino è scoppiato negli ultimi giorni il “caso Esposito”.
L’assessore ai trasporti della municipalità capitolina, durante una intervista radiofonica, avrebbe ammesso di essersi comportato spesso da ultrà (bianconero), arrivando a pronunciare epiteti (non proprio ripetibili) nei confronti della curva dell’AS Roma. Peccato, però, che i comportamenti in esame siano da imputare solo alla giovane età dello stesso, in quanto avvenuti ben 30 anni fa. Dichiarazioni o comportamenti da ragazzo, ma strumentalizzate fino ad arrivare a chiederne le dimissioni (sia a destra che a sinistra), come se la fede per la “Magica” possa diventare un elemento di distinzione anche in ambito politico.
A Stefano Esposito (tra l’altro parlamentare PD) non si chiede, quindi, se sia bravo a risolvere i problemi del trasporto cittadino, ma di abiurare, in stile Galileo Galilei, la propria fede calcistica. Reo di aver offeso (secondo alcuni) la passione di una intera città. A noi viene da sorridere. Evidentemente in assemblea capitolina passare il tempo è diventato un vero e proprio lavoro. Ancora più imbarazzante poi la rottura SEL-PD in Campidoglio sempre per questa “sciocchezza” di poco conto.
Le parole del capogruppo di SEL – Gianluca Peciola non hanno lasciano spazio a interpretazioni diverse dalla realtà: «Siamo sbalorditi. La Giunta capitolina è composta da troppe persone distanti da Roma. E ora scopriamo anche da chi odia Roma e la sua squadra. Le uscite dell’assessore Esposito sono incompatibili con il suo ruolo e ne chiediamo le dimissioni. Roma merita di più. Caro Ignazio e caro Renzi ma in mano a chi c’avete messo?»
Fermo restando la simpatia per il politico Peciola, la domanda sorge spontanea: ma come si fa a trasformare una battuta radiofonica nel seme dell’odio? E perché due partiti, tendenzialmente seri, dovrebbero litigare per la fede calcistica dei suoi componenti? Attendiamo trepidanti risposte in merito. O almeno ci speriamo.
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