Il 50% dei club della Premiership inglese viola il codice di condotta volontario rispetto alla pubblicità sul gioco
Una recente indagine ha rivelato che metà dei club di calcio della English Premier League (ben 10 società di calcio della prima divisione britannica, nda) non rispetta il proprio codice di condotta volontario in merito alla pubblicità sul gioco rivolta ai minori o che li vede coinvolti.
Questo codice, come riporta Gambling Insider, sviluppato in collaborazione con il Betting and Gaming Council (BGC), ha l’intento di promuovere un comportamento responsabile da parte dei club e delle società di gioco, in considerazione delle preoccupazioni relative alla promozione delle scommesse sul calcio tra i giovani e i soggetti vulnerabili.
La revisione ha scoperto però che 10 club della Premier League su 20 hanno mostrato loghi o link di gioco su pagine web progettate che presentano minori. Ciò include pagine di negozi di club rivolte ai bambini, contenuti di calcio giovanile e forum dedicati a tifosi junior e mascotte. In alcuni club, addirittura, i giocatori minorenni indossavano magliette con loghi di scommesse, cosa che non era consentita durante le partite di campionato.
Tra gli esempi più noti ci sono il Brentford e il Wolverhampton Wanderers, che espongono i loghi delle scommesse nelle sezioni dedicate ai bambini dei loro negozi di merchandising online.
Oltre a ciò, diversi club, tra cui Liverpool, Chelsea e Leicester City, hanno inserito link a sponsor di scommesse provenienti da pagine dedicate al calcio under 18.
Dopo essere stati contattati, diversi club hanno rimosso i link e le immagini problematiche. Tuttavia, alcuni problemi sono rimasti, come il sito web del Newcastle United che rimanda agli sponsor delle scommesse sulle pagine delle accademie giovanili.
I risultati hanno sollevato preoccupazioni sull’efficacia dell’autoregolamentazione tra i sostenitori della campagna, tra cui l’ex commentatore di ITV Clive Tyldesley, che ha affermato: “Vorrei dire che sono sorpreso, ma non lo sono. Ci imbattiamo sempre più in esempi di come non possiamo fare affidamento su operatori, club di calcio, canali TV per autoregolarsi”. (fonte: Agipronews)
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