Il Bilancio di sostenibilità: il caso CONI
(abstract della tesi di laurea in “Economia Politica” di Carlo Zazzera, relatore il prof. Marco Musella – Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Federico II di Napoli)
Lo Sport è un settore rilevante dell’economia, anche se troppo spesso non tenuto nella giusta considerazione. Soprattutto in ambito pubblico, però, il rapporto tra investimenti e ricavi non può essere legato solo al dato strettamente economico. Gli impatti sociali che l’attività sportiva può avere su una popolazione sono enormi e non è un caso se, in passato, i regimi militari ponevano la pratica sportiva tra le priorità. Non è certamente quella la strada da seguire per ampliare la platea degli sportivi praticanti, ma senza dubbio un’attenzione maggiore a questo aspetto sarebbe utile in un paese per migliorare le condizioni della popolazione, soprattutto quella giovanile.
Lo strumento del bilancio di sostenibilità, ormai riconosciuto in ambito internazionale, consente di valutare gli investimenti di un’azienda o di un ente rapportandoli all’impatto ambientale e sociale che questi possono avere, superando i semplici dati numerici del bilancio classico. Dal 29 aprile 2016 il CONI è divenuto una delle organizzazioni che fanno parte del Global Compact su indicazione delle Nazioni Unite e ha significato l’obbligo di comunicare e rendicontare ogni due anni alle Nazioni Unite tutte le attività volte a perseguire i dieci principi fondanti del Global Compact. Ogni anno, all’interno del bilancio di sostenibilità del CONI, che viene redatto dal 2013, sono espressamente indicati tutti i punti sui quali l’ente ha agito per il conseguimento di questi risultati volti alla tutela dei diritti indicati. Inoltre, il CONI ha iniziato, nel maggio 2017, un cammino per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) lanciati dall’ONU nel 2015. Grazie al bilancio di sostenibilità tutti questi aspetti, insieme a molti altri, possono essere analizzati e approfonditi.
Il sistema di governance del CONI è basato su strumenti che permettono un dialogo e un coinvolgimento dei numerosissimi stakeholder, in modo da poter fornire una rendicontazione trasparente e precisa delle attività svolte. I campi di influenza del CONI sul piano sociale sono tantissimi: dall’impegno nelle scuole a quello per la corretta alimentazione, dall’attività agonistica alla promozione di una cultura della salute, dall’integrazione dei diversamente abili a quella dei cittadini stranieri.
Gli stakeholder sono individuati attraverso un’analisi di materialità realizzata con la compilazione di una matrice dei temi rilevanti. Il CONI ha ritenuto di dover aggiornare la matrice in occasione della rendicontazione sostenibile dell’anno 2016, attraverso l’invio di un questionario a un campione significativo di stakeholder e al management di CONI e di CONI Servizi. Un dato interessante può essere ricavato analizzando la diagonale della matrice, che nel bilancio di sostenibilità 2016, pur mostrando un interesse abbastanza bilanciato tra CONI e stakeholder, con un sostanziale equilibrio tra i due lati, vede comunque alcuni temi allontanarsi dalla diagonale stessa. Quelli sui quali conviene soffermarsi sono tre: stakeholder engagement, giustizia sportiva, politiche antidoping. Nel primo caso l’interesse cala da entrambe le parti, ma con una fortissima riduzione da parte del CONI, forse soddisfatto del lavoro svolto su questo piano negli anni precedenti. Di segno opposto, invece, gli altri due argomenti. Per il CONI alla crescita di interesse per la giustizia sportiva corrisponde un calo per le politiche antidoping, che restano comunque tra le priorità. Per gli stakeholder, invece, l’indicazione è esattamente di senso opposto. Possiamo supporre, in questo caso, che il CONI preferisca agire in questo momento sulle norme, in fase di rinnovamento, piuttosto che sul controllo, già svolto egregiamente negli anni passati, mentre per gli stakeholder gli aspetti legislativi passano in secondo piano rispetto alla lotta al doping, individuata come termometro della credibilità del sistema sportivo nazionale.
Il bilancio di sostenibilità 2016 del CONI è stato redatto seguendo le linee guida G4 Sustainability Reporting Guidelines, definite nel 2013 dal GRI-Global Reporting Initiative, ed è stato revisionato dalla società esterna KPMG. Nell’appendice del bilancio è inserito il GRI-G4 Index, che sintetizza il contenuto del bilancio in riferimento agli indicatori GRI. È interessante notare che il perimetro del bilancio di sostenibilità del CONI è molto più ampio rispetto alle indicazioni del GRI, facendo riferimento a stakeholder non direttamente individuati in ambito internazionale. A partire dall’equità e trasparenza nei rapporti con gli organismi sportivi, tema di massima rilevanza assoluta sia per gli stakeholder sia per il sistema CONI, che è riferito alle federazioni sportive e agli altri enti di diretto controllo da parte del Comitato Olimpico. Ma anche tutti gli altri temi legati in modo stretto al mondo dello sport sono al centro dell’interesse del sistema CONI e dei suoi stakeholder, pur non essendo direttamente correlati agli indici GRI: dalle politiche antidoping, considerate anch’esse una priorità sia sul piano della salute sia su quello della credibilità del sistema, alla giustizia sportiva, dalla riqualificazione dell’impiantistica sportiva ai servizi forniti alle federazioni e agli atleti di alto livello, fino alla preparazione olimpica e alla gestione dei relativi centri specializzati, tema particolarmente rilevante per il sistema, ma comprensibilmente meno per gran parte degli stakeholder. Gli altri temi, invece, hanno una diretta correlazione con gli indici GRI, anche quelli legati all’attività sportiva quando questa non ha fini strettamente agonistici ma legati allo sviluppo sociale, come il caso delle attività scolastiche o legate alla salute o ancora ai rapporti con le comunità.
Analizzando il bilancio di sostenibilità del CONI si può verificare che questo è stato redatto rispettando le linee guida per la redazione del bilancio sociale nel settore pubblico e il decalogo del network LifeGate, tranne che per l’aspetto della rendicontazione periodica, difficile da perseguire per un ente che ha un perimetro d’azione così ampio e dei rapporti così radicati con istituzioni e territori. L’aggiornamento più frequente sarebbe difficile, dispendioso e, probabilmente, anche poco indicativo, essendo molti degli indicatori verificabili in tempi lunghi. Probabilmente questa pratica è più idonea per aziende private di dimensioni ridotte, che possono gestire più facilmente i dati, mentre per il CONI anche solo il confronto con gli stakeholder richiede un impegno di mesi, ma riesce a dare risultati molto positivi, come si è potuto vedere analizzando i bilanci. L’unico appunto può essere mosso sulla modifica della matrice di materialità, apportata già nel 2015, quando a una grafica molto più chiara è stato però tolto l’elenco delle tematiche, molto utile per la consultazione.
Considerando l’attendibilità, quindi, dei dati proposti possiamo anche aggiungere qualche ulteriore riflessione. Il CONI è considerato la “Federazione delle Federazioni sportive”. Tra i suoi compiti principali c’è quello di supportare e diffondere la cultura e la pratica di tutte le discipline sportive sul territorio nazionale, sul piano agonistico ma anche per la diffusione dei corretti stili di vita e per aiutare la popolazione a migliorare lo stato psico-fisico attraverso l’attività motoria. Sotto questo aspetto i primi fruitori del lavoro del CONI sono i più giovani, che nello sport trovano uno strumento educativo che li forma e che rappresenterebbe anche un investimento per lo Stato: ragazzi sani, allenati e abituati alla pratica sportiva pesano nel tempo sulle casse della sanità pubblica molto meno rispetto a chi è abituato fin da piccolo a una vita sedentaria. Così come, soprattutto nelle aree socialmente disagiate, le ore impiegate nello sport sono ore sottratte ad attività che nel tempo possono portare i giovani ad avvicinarsi alla malavita e anche in questo caso, oltre all’aspetto sociale, sul piano economico questo comporta un costo aggiuntivo per lo Stato.
Naturalmente un tale investimento è difficilmente rendicontabile, soprattutto nel breve periodo, ma è intuitivo che i fattori siano correlati. E non c’è dubbio, analizzando i bilanci di sostenibilità del CONI, che il massimo organismo sportivo italiano abbia mantenuto fede al proprio mandato con investimenti mirati in queste direzioni. Chiaramente l’impegno non è mai sufficiente per tutte le necessità della popolazione, ma questo aspetto è legato alle scelte politiche del paese. L’assenza di un vero Ministero dello Sport, con una delega che appare e scompare a seconda dei governi che si susseguono, non è una garanzia di continuità per le politiche dello sport e anche gli investimenti pubblici su questo piano non sono sufficienti per le esigenze e troppo spesso vengono sacrificati a beneficio di altri settori, sia a livello nazionale sia a livello regionale e comunale. Va però dato atto all’attuale management del CONI di essersi impegnato per modificare la situazione, riuscendo a ottenere alcuni risultati che, seppur limitati rispetto alle necessità, sono storici. Parliamo, ad esempio, del riconoscimento dell’attività sportiva di alto livello nelle scuole, dando la possibilità agli atleti di conciliare la pratica sportiva agonistica e la preparazione culturale, o della possibilità di assimilare l’attività sportiva alle ore di lavoro nel progetto scuola-lavoro, ma anche dell’introduzione dell’attività motoria nelle scuole primarie e dell’infanzia. Il rapporto stretto con la scuola e con il MIUR, sul piano sociale, rappresenta oltre ogni dubbio la strada maestra per proseguire questo lavoro.
Se la sostenibilità è la capacità di soddisfare le esigenze delle generazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni, come si evince dalla nozione introdotta dal rapporto ONU redatto dalla Commissione Bruntland nel 1987, riuscire a migliorare le condizioni della salute e della società delle attuali generazioni è l’unico modo per far sì che le generazioni future non vedano compromesse le loro. Lo sport, su questo piano, rappresenta uno degli strumenti migliori ai quali la politica dovrebbe guardare con sempre maggiore attenzione.
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