Il calcio argentino è in piena crisi economica. Duecento squadre in sciopero
I mali del calcio argentino partono da lontano e sono strettamente collegati alla situazione economica del Paese, vicina ad un nuovo e pericolosissimo default (dopo quello terribile del 2001).
Il futebol è fermo da oltre un mese (dopo il precedente sciopero altrettanto prolungato del 2014) e coinvolge ben 200 squadre nelle diverse categorie.
I calciatori si sono fermati perché non credono più alle promesse dei loro presidenti e del governo nazionale. Non ricevono lo stipendio da mesi. La crisi in oggetto tocca indistintamente, con diversi livelli di intensità, i piccoli come i medi e top club (Boca Juniors, River Plate, ecc.). L’inflazione corre veloce (ha raggiunto il 35%), la disoccupazione è superiore al 10% e l’economia porta il segno meno (-2%) a leggere i dati degli ultimi 12 mesi.
- Tornando al tema più strettamente calcistico, è completamente sbagliato che sia il Governo a sostenere l’intero sistema. L’intervento pubblico, nella misura di oltre 22,35 milioni di pesos, approntato nelle ultime ore, sembrava poter sbloccare l’intero empasse e invece i calciatori e il loro sindacato di categoria hanno chiesto che questa iniezione di denaro fresco passi attraverso un “corpo intermedio” piuttosto che nelle casse dei club.
- I calciatori argentini temono che i presidenti delle società delle diverse serie calcistiche usino questo denaro per alleggerire le loro posizioni finanziarie (oltre l’80% dei club è stritolata dal peso dei debiti). Nel frattempo, tra l’altro, l’adozione di un nuovo format sperimentale a 30 club (con il Primera per esempio che va a sostituire l’Apertura e il Clausura a 20) non ha aiutato il rilancio dell’intero comparto. I grand club come River Plate, San Lorenzo e Boca Juniors (il precedente patron è l’attuale presidente ultra-liberista della Repubblica d’Argentina: Mauricio Macrì) non vedono di buon occhio questa riforma sportiva del campionato.
- Proprio il presidente Macrì è da tempo attaccato, a livello mediatico, da Diego Armando Maradona (indimenticato campione dell’AlbiCeleste), che gli contesta di aver mantenuto Futbol Para Todos (FPT), il programma-manifesto creato dalla ex presidentessa Cristina Kirchner per rendere gratuita la visione del torneo argentino su YouTube.
- Senza considerare che la stessa AFA (Federcalcio argentina) è indebitata per 30 milioni di euro e il prossimo 30 giugno bisognerà individuare non solo il nome del nuovo numero uno federale, ma anche una idea-guida per rilanciarla sotto il profilo economico-finanziario.
La gestione dei diritti Tv in Argentina avviene attraverso il programma Il “Fútbol para Todos“, lanciato dal Governo Argentino nell’agosto 2009.
Il programma avrebbe accumulato, già nei primi anni della sua attivazione, un debito con la Asociación del Fútbol Argentino (AFA) per circa 102 milioni di dollari, a causa della mancata attualizzazione dei valori del contratto. La cifra iniziale di 115 milioni di dollari (che la AFA suddivide fra le varie squadre di calcio) avrebbe dovuto essere aggiornata annualmente sulla base del Valor Básico de Referencia (VBR) il cui procedimento di calcolo viene descritto nell’allegato al contratto fra la AFA ed il Governo (fonte: Tifoso Bilanciato). -
In sintesi, la statalizzazione del calcio da parte del governo argentino ha creato più disastri che opportunità ed anche il valore dei diritti tv del futebol professionistico (stimato in 760 milioni di euro in 7 anni) non garantirebbe la sostenibilità economica del prodotto, che come è stato correttamente definito da un filosofo-politico argentino è ormai un “Fertilizante Estatale”. Un commento/sintesi, che rende bene l’idea di quanto il calcio in tutto il mondo sia ormai spesso più un ammortizzatore sociale, più che un fenomeno ludico-sportivo, o ancor meglio una vera e propria industria dell’intrattenimento. Dove il termine industria prevede la realizzazione di un utile e non certamente di una perdita costante nel tempo, sinonimo di una cattiva gestione dell’intero settore.
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