Punto e a Capo

Il caso della Palmese e la trasformazione del calcio in un grande buco nero seriale…

Da un lato le più importanti società di ricerca e consulenza ci presentano il pianeta calcio come un’industria moderna ed affidabile, dall’altro chi gestisce questo bellissimo giocattolo fa di tutto per dimostrare che i rischi connessi al pallone sono ancora elevatissimi.

L’ultima storia, al di fuori della realtà, ha per oggetto la favola mai nata della Palmese calcio, che sognava di risalire dalla C2 fino alla A. Un sogno tristemente fallito con un finale in salsa asiatica.

E sì perchè l’imprenditore cinese Song Zhicai dopo essersi presentato al club campano come il nuovo Abramovich si è dimostrato essere un personaggio molto pericoloso, oltre che inaffidabile. Il presidente della Palmese arrivato nel non lontano 2003 era addirittura ricercato dall’Interpool e dalle autorità giudiziarie del suo Paese (ma questo è stato scoperto dopo che aveva emesso assegni a vuoto in quantità industriale).

Anche in questo caso ci chiediamo. E’ possibile mai che nessuno abbia indagato sulla provenienza del suo denaro?. E’ possibile che di fronte a fantastiche promesse nessuno fra le autorità locali abbia pensato di capire chi fosse il personaggio Song Zhicai?. Queste domande, lecite nel caso di un imprenditore straniero, lo sono ancora di più di fronte a fantomatici imprenditori italiani sempre alla ricerca di nuovi club di calcio da acquistare.

E’ ormai chiaro che i football club non producono utili (e chi li produce è l’eccezione che conferma la regola), almeno con le attuali politiche di management. E allora perchè intermediari, imprenditori d’assalto, faccendieri usciti dal nulla sono sempre più interessati in Italia ad acquistare delle realtà incapaci di produrre utili?. Non è una contraddizione in termini?. Come mai le rispettive Leghe o la stessa F.i.g.c. non vigilano su queste operazioni. E’ sufficiente controllare la regolarità formale dei bilanci (soprattutto dopo lo scandalo dei bilanci truccati della Parmalat?). Non sarebbe meglio chiudere la stalla prima che i buoi possano fuggire?. I danni di queste operazioni si ripercuotono a fine stagione sulla regolarità dei campionati e sulla creazione dei calendari sportivi per la stagione successiva. L’impressione che si ha guardando questa situazione dall’esterno è che il calcio stia implodendo e chi lo governa è solo al capezzale di un malato terminale sperando che possa rimanere in vita per fare nuovi affari.

Chiediamo solo una cosa ai presidenti di calcio come Sporteconomy.it: credete veramente, per esempio, che allungare i tempi dei pagamenti dei debiti con l’Erario sia la soluzione migliore?. Il gioco di alcuni di loro ormai è chiaro. Sperare di portare avanti la vita finanziaria del club per venderlo, prima o poi, ad un altro imprenditore che farà le stesse cose del primo trasformando il calcio in un grande buco nero seriale.

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Marcel Vulpis

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