Il caso Parma nell’analisi del quotidiano Avvenire
(fonte: Avvenire – di Massimiliano Castellani) – Il Parma si salva in zona Cesarini? Mentre scriviamo il club emiliano pare – il condizionale è un dovere – si sia messo al riparo dallo spettro della messa in mora, causa i mancati stipendi dovuti ai tesserati e ai suoi dipendenti e a tutta una serie di pendenze con forniitori e affini.
Dalla resa dei conti ballerebbero ancora 20 milioni di euro, ma il nuovo patron, quel Giampietro Manenti che ricorda tanto l’Aldo Maccione sponsorman nel film di Carlo Verdone “Perdiamoci di vista” (andate a rivedervelo) rassicura l’ambiente: «Abbiamo ottemperato e stiamo aspettando l’ok definitivo. Se siamo tranquilli? Tranquilli non lo si è mai, saremo tranquilli solo quando sarà tutto fatto, ma in linea di massima tutte le intese ci sono». Una vicenda quella del Parma che, comunque si concluderà, ha causato una serie di “vittime” sacrificali, a cominciare dai giocatori. I ragazzi di Roberto Donadoni, nonostante i salari non percepii da luglio – contratti regolarmente sottoscritti con la precedente proprietà di Tommaso Ghirardi – hanno continuato ad allenarsi con la massima professionalità. E a conferma giunge lo 0-0 strappato all’Olimpico contro la Roma. Anche i tifosi hanno seguito la loro squadra nella capitale e i sostenitori del club emiliano sono le altre vittime di questa storia molto all’italiana. «Da parte nostra massima vicinanza e solidarietà ai tifosi del Parma – dice il presidente della Federsupporter, avvocato Alfredo Parisi – . Il loro striscione di protesta contro la vecchia dirigenza, “Libri in tribunale. Andatevene”, esposto nella Curva del Tardini nelle scorse settimane, è comprensibile, però noi siamo disposti ad andare oltre nella lotta. Magari pensando a un azionariato popolare, qualora anche la nuova proprietà non dovesse dare garanzie sufficienti per il futuro del club emiliano». Il “caso Parma” è una spia preoccupante di un calcio sempre più in crisi. «Nel giro di due-tre anni ad almeno una decina di società, tra Serie A e B, potrebbe toccare la stessa sorte del Parma, semplicemente per mancanza di sostenibilità economica», è il campanello d’allarme che suona il direttore di “SportEconomy” Marcel Vulpis: «Nel caso del Parma, i sindaci del collegio dei revisori devono spiegare come sia stato possibile che l’ex patron Ghirardi abbia accumulato un debito di oltre 100 milioni di euro, e dato ancora più assurdo, quegli oltre 200 cartellini o pezzi di comproprietà in giro per l’Italia e non solo. Neppure il Real Madrid potrebbe permettersi una cosa del genere. E vogliamo parlare della Samp del “debuttante” presidente Massimo Ferrero? Il club doriano solo per i costi del personale (dai tesserati fino ai magazzinieri) spendeva con la famiglia Garrone il 111%: 11 centesimi ogni euro di investimento, uan cifra impossibile per il loro fatturato. E chissà quante altre come la Samp…Eppure è stato tra i big del calciomercato invernale».
Uno scenario che rivela un “gigantismo” diffuso che coinvolge anche quelle “piccole sorelle” di provincia che, secondo il presidente della Lazio Claudio Lotito, minerebbero il sistema calcio Italia. «La vera rovina del sistema attuale – continua Vulpis – è che almeno la metà dei club di Serie A si sono trasformate, loro malgrado, in vere e proprie società di intermediazione, con procuratori che ormai sono direttori sportivi facenti funzione. Ormai sono assai più interessate alla gestione economica che a quella sportiva. Altrimenti non si spiegano rose allargate fino a 40-60 giocatori, molti dei quali non scenderanno mai in campo durante la stagione in corso. L’austerity tanto sbandierata non è affatto partita, è solo una facciata per i media ed i tifosi. Ilrischio concreto è di assistere a dei campionati falsati, prima o poi. E’ solo questione di tempo».
Uscite come quelle di Lotito alimentano il sospetto. E le auspicate riforme in seno al governo del pallone non si sono ancora viste con la nuova presidenza Figc di Carlo Tavecchio. «La prima riforma dovrebbe essere rivolta agli organi terzi di controllo – conclude Vulpis – . In futuro un organo di controllo efficace non dovrà più avallare l’iscrizione di una società che ha una esposizione debitoria come quella del Parma. Basta con la prassi consolidata che “formalmente tutto è concesso”: la forma non fa rima sostanza». La sostanza è quella di un calcio che è attento solo ai milioni che possono rimbalzare nelle casse dei club. Lo sa bene l’agente Jaean-Cristophe Cataliotti che con Tommaso Fabbretti ha appena dato alle stampe
L’articolo-intervista del quotidiano “Avvenire” sul caso del Parma FC, sempre più vicino all’ipotesi del “fallimento pilotato”, così come è già successo in serie B, appena una stagione fa, con il Bari calcio, oggi legata alla figura del presidente ex arbitro Paparesta.
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