Il caso Schwazer: atti giudiziari e doping ad orologeria
Il processo
mediatico che impazza colpisce anche chi “non poteva non sapere”. Due negazioni
affermano e ci sguazzano giornali, siti o blog. Anche se a vecchi mestieranti
dell’informazione, come chi scrive, queste accuse dei “se” e dei “ma” fanno ribrezzo. Come una nuova inquisizione.
Come
recitava Humphrey Bogart, tantissimi anni fa (mi pare nel 1952), nel film
“L’ultima minaccia”: “Questa è la stampa amico. E non ci puoi fare niente”. Tranne
protestare.
Chi può fare
qualcosa di concreto, invece, è il CONI. Questa presidenza di Giovanni Malagò
che non ha alcun legame col burrascoso
passato in esame. Il “perché” è già detto: per non
complicarsi, ci permettiamo di suggerire, la vita con sospetti di favoreggiamento e pure di collusione.
Anche
rischiando contenziosi col CIO e con le Federazioni Internazionali, da gestire
bene mediaticamente, il CONI può cedere l’antidoping chiavi in mano ai
ministeri della Salute e della Giustizia. A quelle “autorità terze”, che
vengono invocate quando il controllore è anche controllato. Come nel doping, dove, seppure giudici e inquirenti
sportivi sono di altissimo livello, il procedimento sportivo è gestito dal CONI
a cui fanno capo inquisiti e inquirenti.
Il giudizio
sportivo è più veloce e non si possono attendere i tempi biblici del processo
ordinario? Questo hanno sempre rilanciato i paladini della giustizia domestica.
Balle, scusate il termine. Si possono attendere sentenze definitive, magari
accelerando, come mi pare si voglia fare per l’intero accumulo civile e penale.
Lo sport,
altrimenti, rischia di pagare prezzi
altissimi. Per tenersi stretta una sua giustizia antidoping che, per fare un esempio abusato, non ha a
disposizione né i carabinieri né il “fermo
di polizia”. E, così, si rincorrono testimoni che si negano o atleti
senza “fissa dimora”.
Il grande
Totò diceva “Mi faccia il piacere”. Appunto, fateci il piacere di far “prevalere
la giustizia” sull’interesse di settore
(sportivo). Sennò sarà il doping a orologeria a fare giustizia e ingiustizia. E
non serviranno “pareri pro veritate (vostra)”.
(di Gianni Bondini) Giornali, siti e blog hanno riacceso la sacrosanta campagna contro il doping. Sul banco degli imputati c’è il marciatore azzurro Alex Schwazer, col contorno di possibili “stregoni” in camice bianco e il favoreggiamento (presunto o subìto) dell’ex fidanzata Carolina Kostner (campionessa di pattinaggio sul ghiaccio).
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