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Il Covid-19 ridefinisce il salary cap della NBA

MILWAUKEE, WI - MARCH 9: Marvin Williams #2 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Milwaukee Bucks on March 9, 2019 at the Fiserv Forum Center in Milwaukee, Wisconsin. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this Photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2019 NBAE (Photo by Gary Dineen/NBAE via Getty Images).
(di Raffaele Dell’Aversana) – La National Basketball Association (NBA), nell’ultima riunione organizzata assieme al sindacato dei giocatori – National Basketball Players Association (NBPA) e al Commissario NBA, Adam Silver (garante interessi della Lega Basketball), ha stabilito, per il 2021, un “salary cap” (tetto salariale) di 109 milioni di euro (fonte: Ney York Post).
Chi eccede il tetto salariale in esame ha un margine (la cosiddetta “luxury tax line“) entro il quale può agire senza incorrere in sanzioni pecuniarie. Oltre questo margine è prevista una “penale” con un sistema di 5 scaglioni. Al minimo sforamento (da zero a 4.999.999 dollari) è prevista una penale di 1,50 dollari (2,50 dollari per le società “recidive”) per ogni dollaro che supera la luxury tax line. Per il massimo sforamento (sopra i 20 milioni di dollari) è prevista una penale di 3,75 dollari (5,25 dollari per i recidivi) per ogni dollaro di eccedenza.
Una contrazione così netta del tetto salariale (prima del Covid-19 si prospettava un limite di 115 milioni di dollari) avrà l’effetto di limitare il mercato (dal 1° luglio al 1° agosto ogni anno) dei free agent (cestista svincolato), che solitamente era caratterizzato da aste al rialzo per i salari dei cestisti.
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