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Il Covid-19 ridefinisce il salary cap della NBA

(di Raffaele Dell’Aversana) – La National Basketball Association (NBA), nell’ultima riunione organizzata assieme al sindacato dei giocatori – National Basketball Players Association (NBPA) e al Commissario NBA, Adam Silver (garante interessi della Lega Basketball), ha stabilito, per il 2021, un “salary cap” (tetto salariale) di 109 milioni di euro (fonte: Ney York Post).
Chi eccede il tetto salariale in esame ha un margine (la cosiddetta “luxury tax line“) entro il quale può agire senza incorrere in sanzioni pecuniarie. Oltre questo margine è prevista una “penale” con un sistema di 5 scaglioni. Al minimo sforamento (da zero a 4.999.999 dollari) è prevista una penale di 1,50 dollari (2,50 dollari per le società “recidive”) per ogni dollaro che supera la luxury tax line. Per il massimo sforamento (sopra i 20 milioni di dollari) è prevista una penale di 3,75 dollari (5,25 dollari per i recidivi) per ogni dollaro di eccedenza.
Una contrazione così netta del tetto salariale (prima del Covid-19 si prospettava un limite di 115 milioni di dollari) avrà l’effetto di limitare il mercato (dal 1° luglio al 1° agosto ogni anno) dei free agent (cestista svincolato), che solitamente era caratterizzato da aste al rialzo per i salari dei cestisti.
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