Il fondo QSI dietro l’operazione Neymar-PSG. Nel futuro nuovi investimenti nello sport
Nell’agosto del 2017 motore dell’operazione Neymar Jr. (ex centravanti del Barcellona) al Paris Saint-Germain è stata proprio la Qatar Sports Investments, realtà collegata ad un fondo sovrano nazionale (la Qatar Investment Authority), che ha curato, sei anni prima (nell’estate del 2011), l’acquisizione del club parigino.
Il fondo arabo utilizzerà il campione brasiliano, fino al 2022, nel ruolo di ambasciatore del Mondiale di calcio. Ufficialmente è un contratto di diritti di immagine per fini pubblicitari; nella realtà è stato costruito a tavolino dal Governo di Doha, per recuperare reputazione internazionale, dopo il blocco imposto da una coalizione di Paesi guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Il calcio come strumento per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica, utilizzando il calciatore più talentuoso del pianeta. Investendo sul PSG, la famiglia reale qatariota ha trovato nella Francia, ma soprattutto nel suo Governo, un sostegno concreto per gestire la crisi del Golfo, che dura ormai da diversi anni. Tecnicamente gli esperti la definiscono con il termine “smart sponsorship” e il football di alto livello è una vera e propria piattaforma diplomatica, per veicolare un’immagine positiva, dopo le gravi accuse (presunte) mosse dalla coalizione araba. Tra queste l’appoggio qatariota al terrorismo internazionale, di cui però mancano all’appello prove tangibli oltre che certificate. Nel complesso l’operazione finanziaria di Neymar al club parigino ha mosso affari per complessivi 630 milioni di euro (di cui 222 milioni pagati solo per la clausola rescissoria del contratto con i catalani). Senza considerare senza l’ingaggio da 60 milioni di euro lordi, spalmati su cinque anni.
Nella logica di investimenti “diversificati” gli esperti di settore prevedono nuovi coinvolgimenti del Fondo QSI nel mondo del football europeo.
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