Il grido di dolore dell’ippica tricolore: Il Governo ci ascolti o sarà la fine
L’ippica italiana rischia il collasso e la chiusura definitiva – Ennesimo grido di allarme del mondo dell’ippica italiana oggi in conferenza stampa a Roma. “La legge di stabilità 2016 prevede altri 20 milioni di euro di tagli al nostro settore – dicono gli operatori del comparto – ma così non possiamo garantire l’attività e il settore rischia di chiudere. Chiediamo al governo di ascoltare le nostre richieste: stop ai tagli, via libera al piano di ristrutturazione del settore del 2008, una nuova governance partecipata da tutti i componenti della filiera e programmazione per almeno un triennio”.
Ancora tagli per il mondo dell’ippica. L’Associazione degli Ippodromi Italiani denuncia la mancanza di dialogo e la carenza di attenzione delle istituzioni.
Si è svolta presso l’Albergo del Senato a Roma, la conferenza stampa delle Associazioni degli Ippodromi Italiani, in relazione alla difficile situazione dell’ippica italiana. Elio Pautasso, Presidente di Federippodromi e portavoce degli ippodromi rappresentati questa mattina nella loro totalità, ha illustrato ai presenti i contenuti della lettera che il comparto ha inviato al Governo lo scorso 13 novembre, cui ha aggiunto alcuni elementi di riflessione.
“All’inizio di novembre a Verona abbiamo sentito il sottosegretario con delega all’ippica, On. Giuseppe Castiglione, dire che il 2016 sarà l’anno del rilancio dell’ippica utilizzando in maniera più proficua le risorse. Rilancio da farsi, abbiamo appreso, con un taglio di 20 milioni di euro delle risorse dopo aver già subito anni di riduzioni passando dai 400 milioni del 2011 ai 200 milioni scarsi del 2015. L’annunciato taglio, in presenza di una dotazione ministeriale complessiva pressoché invariata, è stato motivato con il calo delle scommesse ippiche, dove nulla è stato fatto da anni per promuoverle e rilanciarle. Nelle tabella del DDL stabilità 2016 si vede invece un bell’incremento delle dotazioni per attività strategiche di promozione del made in Italy, tutela della qualità agroalimentare e altre finalità di più “semplice utilizzo”.
Il taglio annunciato porterà la filiera, già in crisi emergianziale, al collasso, e noi operatori non vogliamo subire supinamente la nostra eutanasia in silenzio, ma vogliamo far capire che esiste ancora una potenzialità di sviluppo per il settore.
Il MiPAAF ha deciso di prendere fondi da un settore agonizzante come l’ippica per finanziare altri progetti. Il tutto senza dare prospettive al settore. Il taglio non è ipotizzabile perché le risorse sono già ai minimi termini. Se si procederà non saremo più nelle condizioni di garantire la sicurezza degli impianti. Anche il benessere dei nostri cavalli è a rischio e poi per forza di cose dovremo cercare i responsabili.
La gestione del settore che è diventata di esclusiva competenza del MiPAAF dal 1° gennaio 2013 (dopo l’abolizione dell’UNIRE) ha allontanato pubblico, allevatori, proprietari, appassionati e scommettitori. La reputazione dell’ippica italiana negli organismi internazionali è al minimo storico. Siamo un caso scuola per tutti loro per dimostrare come NON si gestisce un settore.
I risultati di questa assenza di gestione e, in alcuni casi, di cattiva gestione sono sotto gli occhi di tutti. La drammatica contrazione delle dimensioni del settore dal 2009 ad oggi, a causa della riduzione di giornate di corse (da 2.493 a 1.500) del montepremi (da 218 milioni a 97), dei corrispettivi per ippodromi (da 110 milioni a 57), ha provocato, ogni giorno, la chiusura di centinaia di aziende, la perdita di migliaia di posti di lavoro, la riduzione drammatica del numero dei puledri nati e la fuoriuscita di tantissimi cavalli dal settore ippico.
Riteniamo, per le su esposte argomentazioni, ingiusti e insostenibili i tagli ipotizzati in presenza di evidenti mancati indirizzi strategici. Non ultimo il mancato varo della riforma della scommessa ippica invocato da anni e mai realizzato, delle convenzioni tra ippodromi e ministero. Nel “Progetto di Legge di Stabilità 2016” si prospetta uno stanziamento di 176,8 milioni di euro (20,7 milioni in meno rispetto al 2015 ovvero una riduzione del 10,5%) ed una previsione di spesa per gli stessi “capitoli ippici” di solo 170 milioni con un altro “prelievo” di 6,8 milioni destinato probabilmente ad altre attività diverse dall’Ippica per effetto di cui il taglio ammonterebbe ad oltre 27 milioni.
Cosa chiediamo? Di essere ascoltati dai nostri politici di riferimento, cosa che fino adesso non è accaduta. Di evitare i tagli ai capitoli di spesa che ci riguardano. La presentazione del piano strategico industriale che non va fatto ex novo ma va solo adeguato: è quello preparato dal ministero nel 2009, con l’allora Ministro Zaia, e poi dimenticato nel cassetto. Chiediamo la creazione di una governance partecipata da tutti i componenti della filiera. Ed un piano sulla base del quale le nostre aziende possano programmare la loro attività almeno per un triennio.
Ha preso poi la parola Mario Masini, Presidente dell’Unione Nazionale Proprietari Cavalli Purosangue: ”In una riunione estiva col sottosegretario Castiglione – prima che si parlasse della Legge di Stabilità – esponemmo un progetto per una delega fiscale in grado di supportare il settore. Non se ne è fatto nulla. A questo punto io credo che sia lo stesso Castiglione a dover dichiarare il fallimento dell’ippica in modo che di mettano in atto i due interventi classici di queste situazioni: il sostegno economico ed un programma pluriennale, che una volta era su cinque anni, oggi potrebbe essere accettabile anche se solo di di tre. Altre soluzioni non esistono”.
Roberto Faticoni del SIAG ha lanciato una proposta: ”Se non si attua la riforma delle scommesse, se non fanno la riforma del settore, se ci sono i tagli prima che la Legge di Stabilità vada in votazione definitiva, noi dobbiamo essere tutti uniti e scendere in piazza davanti a Montecitorio, ma tutti. Fino ad ora non abbiamo avuto la visibilità giusta, siamo stati pochi a bloccare un’autostrada o a fare una manifestazione. Questa volta serve l’unità di tutto il settore”.
Carlo Tarlini del Sindacato dei Lavoratori Dipendenti dell’ippica (SLC CGL) e Franco Marziale (UILCOM) hanno portato all’attenzione il pensiero delle confederazioni sindacali: ”C’è un problema di dignità. Il settore viene accompagnato verso la morte nel silenzio e nell’indifferenza più assoluti. Qui bisogna chiedersi come si arriva alla fine del prossimo dicembre altro che al 2016. Serve che il governo riconosca la dignità di questo comparto. L’ippica non può non avere un governo, e la sua attività non deve essere impastoiata nelle logiche di burocrati. C’è bisogno della massima considerazione ed attenzione del MiPAAF ma anche del Ministero del Lavoro e di quello dello Sviluppo Economico”.
Chiusura affidata a Elio Pautasso: ”In questo momento noi non siamo in grado di garantire la sicurezza degli investimenti delle nostre aziende. E chiamarli investimenti a queste condizioni è già tanto. Forse bisognerebbe dire buttare i soldi. E chi ha voglia di farlo? Forse è il caso di ripetere ancora una volta che se nessuno di chi deve governare questo settore insieme a noi, avrà la voglia di ascoltarci, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dichiarerà la chiusura dell’ippica”.
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