Il Milan alla ricerca di nuovi soci, ma prima fa i conti con il bilancio
Una sfida, per il momento, vinta a metà, perché se è vero
che il Milan non fa più follie sul mercato, in campo i risultati sono ancora
più deludenti. L’esclusione dalla Champions league ha complicato il piano di
rilancio rossonero. Il Milan è il società italiana con le maggiori entrate
commerciali (ben 78 milioni di euro, attraverso la consulenza di Infront), pur
non avendo lo stadio di proprietà come la Juventus, ma l’esclusione dalle
competizioni europee rischia di penalizzarla nel prossimo bilancio. All’appello
infatti mancheranno non meno di 40 milioni di euro. Questo nonostante l’impegno
della controllante Fininvest, che, nelle ultime sei stagioni, ha immesso
risorse per oltre 270 milioni di euro, e l’impegno ad usare una linea di “rigore”
sul terreno dei costi.
Nel prossimo bilancio rossonero sono previsti ulteriori
tagli, nella misura non inferiore ai 20-25 milioni di euro, per il mancato
pagamento dei premi sulla stagione in corso, ma il tema del monte ingaggi
continua a pesare sulle casse del club milanese. Si scenderà dai 151 milioni di
euro del bilancio 2013 a, presumibilmente 125 milioni di euro, ma è una voce
che continua ad incidere sullo stato di salute dei conti, senza generare nuovi
trofei sportivi.
Per rimettere in asse questa corazzata serve un fatturato diffferente da quello attuale. In un
solo anno il Milan è passato dai 329,3 milioni di euro del bilancio 2012 ai
278,7 milioni del 2013, con un segno meno pari al 15,4 per cento Il gruppo Milan ha perso 15,7 milioni di euro,
con le società controllate (Milan entertainment e Milan real estate) che hanno
fatto registrare un utile, mentre Ac Milan Spa non è andata oltre un “rosso” di
22,5 milioni di euro.
Quello che preoccupa maggiormente è la situazione debitoria.
L’indebitamento finanziario netto ammonta a 256,3 milioni di euro (+9 milioni
rispetto al precedente bilancio).
Quelli con le banche sono cresciuti da 107 a 144 milioni,
mentre quelli verso “altri finanziatori” sono scesi fino a 106 milioni. Ci sono
poi i debiti verso altri club (40 milioni), ma anche verso la Lega serie A per
22 milioni (compensazione campagna acquisti).
I malumori del patron
storico, Silvio Berlusconi, rispetto allo stato di salute del club hanno la
loro ragion d’essere e trovano conforto nei dati appena esaminati. Il tutto,
poi, è rafforzato dalla stagione poco esaltante della squadra guidata da
Filippo Inzaghi.
In attesa di generare nuovi utili attraverso il progetto
“Casa Milan”, o grazie a quello più prestigioso dell’impianto di proprietà (i
cui tempi di fattibilità sono ancora tutti da valutare), il club rossonero può
ritornare ad essere competitivo o attraverso una nuova e più massiccia
iniezione di denaro da parte dell’azionista Fininvest (ipotesi chiaramente da
escludere), o cedendo pacchetti di azioni a nuovi investitori.
Una quota del 20-25 per cento per un controvalore di almeno
200 milioni di euro, può presentarsi come un sacrificio obbligato per la famiglia
Berlusconi, ma, al tempo stesso rivelarsi una opzione ben ripagata, perché in
questo modo continuerebbe a mantenere il
controllo economico-sportivo della società.
Edipress/Sporteconomy
(Corriere dello Sport – fonte) – Tornare ad essere competitivi sul rettangolo di gioco, riducendo, nel contempo, l’esposizione debitoria (verso fornitori e banche). E’ la scommessa aziendale che si è data, da alcune stagioni, la dirigenza del Milan, tra i primi club italiani a rimodulare la propria offerta calcistica in funzione dell’entrata in vigore delle regole del fair play finanziario.
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