Il Millennium stadium cambia nome. Sarà sponsorizzato dal colosso Principality
(di Daniele Dell’Orco) – Il test-match giocato dall’Italrugby, sabato scorso, contro il Galles a Cardiff è stato probabilmente l’ultimo giocato dagli azzurri al Millennium Stadium. Il tempio del rugby gallese sta infatti per cambiare nome. Da gennaio 2016 per ben 10 anni il catino nel cuore di Cardiff, uno degli stadi più belli del mondo, si chiamerà Principality Stadium, dopo la stipula di un contratto tra l’omonima società di costruzioni e la federazione gallese, proprietaria della struttura.
L’impianto, che, oltre ad aver ospitato concerti, match olimpici e diverse gare di FA Cup e di League Cup prima della fine dei lavori del nuovo Wembley, ospiterà anche la finale di Champions League 2017, è di proprietà della West Rugby Union, la federazione rugbistica del Galles.
Gareth Davies, il boss della WRU, ha dichiarato che l’accordo potrà aiutare a diffondere la popolarità del gioco con la palla ovale.
Le cifre dell’accordo non sono ancora ufficiali, ma secondo il quotidiano Le Figaro la Principality verserà 18 milioni di euro in 10 anni.
La coppa del mondo di Rugby, che partirà il 18 settembre, sarà dunque l’ultimo grande appuntamento prima del cambio di nome. Il Millennium Stadium ospiterà sei partite della fase a gironi e un quarto di finale.
Un’operazione del genere ha Oltremanica solo un altro precedente legato al rugby, quello dell’Aviva Stadium di Dublino. La compagnia assicurativa, grazie a un corrispettivo di 40 milioni in 10 anni, già dal 2009 dà infatti il nome a un’altra cattedrale del rugby.
Tuttavia, sono diversi i club inglesi di calcio, che, già da prima, hanno fatto ricorso a questa operazione di finanziamento. L’Emirates Stadium, la nuova casa dell’Arsenal dopo l’abbandono di Highbury, frutta dal 2004 quasi 4 milioni di euro l’anno alla squadra del nord di Londra. Cifre simili a quelle che il Manchester City incassa dalla compagnia aerea Etihad per legare il suo nome a quello che era il City of Manchester Stadium. Quattro milioni l’anno che sono però parte di un accordo molto più sostanzioso, 40 milioni l’anno, che prevede anche lo sponsor sulle maglie da calcio, sui kit di allenamento e sullo stadio dell’Academy degli Sky Blues. Anche tra i club tedeschi non mancano gli esempi, dal Signal Iduna Park di Dortmund, alla celeberrima Allianz Arena di Monaco. Il club bavarese ha siglato con l’assicurazione tedesca un’intesa addirittura trentennale, a fronte di un corrispettivo di 3 milioni l’anno (fino al 2023).
La Mecca degli accordi di questo genere è però senza dubbio rappresentata dagli Stati Uniti. Per informazioni chiedere ai Dallas Cowboys, la franchigia di football americano che gioca le sue gare interne all’AT&T Stadium della città texana, grazie a un accordo ventennale che frutta ben 18 milioni l’anno.
In Italia siamo invece molto indietro, visto che, senza stadi di proprietà, ci sono ben poche possibilità di vendere sponsorizzazioni del genere. Le uniche eccezioni sono il Mapei Stadium, impianto acquisito dall’azienda di prodotti per l’edilizia che è anche proprietaria del Sassuolo, al quale versa più di 20 milioni l’anno per sponsor sulle maglie e nome dello stadio (quest’ultimo pesa per 4 milioni di euro a stagione), e il Dino Manuzzi-Orogel, stadio del Cesena molto legato all’impresa di gelati, che paga 1,2 milioni per 10 anni. C’è poi la trattativa ancora in corso tra Dacia e Udinese Calcio, con la casa automobilistica di proprietà della Renault che per rinominare il Friuli sarebbe disposta a pagare mezzo milione l’anno per 10 anni.
Cifre non certo sensazionali, specie se paragonate a quelle dei club anglosassoni e teutonici, anche se vale la pena fare un piccolo appunto finale: se a molti i 500mila euro richiesti dall’Udinese possono sembrare proporzionalmente “pochi” rispetto ai 3 milioni incassati dal Bayern Monaco, uno dei club più prestigiosi del mondo, il motivo è da ricercarsi nelle “singolari” pretese dell’Uefa, che impedisce ai club di nominare gli stadi con sponsor non legati ad essa, facendo diminuire enormemente l’appeal commerciale e la visibilità. La squadra di Guardiola, in pratica, gioca i match casalinghi di Europa League e Champions League alla Fussball Arena Munchen. Assurdo, ma vero.
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