Il nuovo Milan di Be(e)rlusconi
Ma dov’è finito ora quel Milan? Appassito, fatiscente, anacronistico. Il ciclo berlusconiano si avvia a chiudere i battenti dopo 29 anni. La necessità prioritaria è quella di rispolverare il prestigio del club. Per farlo, bisogna adattarsi alle logiche del calcio moderno. Esportazione del marchio, sponsorizzazioni e investimenti. Molti top club europei si sono gettati tra le braccia di facoltosi sceicchi e asiatici miliardari. Ed è questa la strada che si accinge a percorrere il Milan. Duecento milioni i debiti stimati, diventati insanabili per Silvio Berlusconi. Occasione ghiotta. Volata a due tra il thailandese Mr. Bee e la cordata cinese guidata da Mr. Lee. Il primo ha già visitato San Siro a Gennaio e a Febbraio, lanciando un’offerta da un miliardo 200 milioni per l’acquisto della maggioranza azionaria, contro i 600 milioni di euro ribattuti dalla cordata cinese per il 75% delle quote rossonere. Ma Mr. Lee gode di un vantaggio non indifferente. L’attuale gestione societaria preferirebbe la cordata cinese: l’organigramma rimarrebbe così invariato. Gestione sportiva e commerciale rimarrebbero in mano, rispettivamente, a Galliani e Barbara Berlusconi, con Silvio alla carica onoraria. Mr. Bee però può vantare un preaccordo che prevede il pagamento di una penale di 25 milioni di euro nel caso in cui la trattativa non dovesse andare in porto. Non finisce qui. L’underdog Doyen Sport, fondo d’investimento maltese che ha già finanziato Porto e Benfica, è pronto a tornare alla carica, dopo aver intrapreso i contatti con il club di via Aldo Rossi nel 2013. Nessuna novità. Anche se in Italia non si può operare con i fondi a meno che il titolare, Nelio Lucas, non entri nella società in qualità di socio, rendendo le operazioni legali. I tifosi fremono. Nelle ultime partite casalinghe del Milan hanno manifestato tutto il loro dissenso nei confronti dell’attuale società. “#SaveACMilan” è lo slogan attraverso il quale la frangia più calorosa del tifo rossonero invoca una rivoluzione al timone. Quello che al tifoso interessa di più è tornare a vincere. Ripristinando il “milanismo” al centro del progetto sportivo. Maldini è il primo nome invocato a ricoprire una carica sportiva, assieme a Nesta e altre leggende del passato. Sulla panchina, in caso di nuova proprietà, Inzaghi saluterebbe. Gran bagarre per l’eventuale sostituto. Mihajlovic e Montella piacciono e sono piste percorribili. Klopp è il sogno proibito. Cannavaro una suggestione un po’ rischiosa, considerati gli esperimenti Seedorf e Inzaghi. La squadra sarà rivoluzionata, a partire dal centrocampo, qualitativamente non all’altezza del nome Milan. In aggiunta, alcuni contratti pesanti non saranno rinnovati e sarà privilegiata la linea verde, con l’innesto di giovani talenti in grado di riportare il Milan a grandi livelli nel giro di poche stagioni. Il 28 aprile si riunirà l’assemblea dei soci dove verranno sciolti i nodi sul futuro del club. Il dado è tratto. Il Milan è pronto a voltare pagina.
(di Filippo Benicampi, Giulia Asprino, Federica Scano) – Come si vince oggi? Sicuramente non come lo si faceva ieri. Anni 90, notti magiche europee. Il Milan, in divisa bianca elegante, ha il mondo ai suoi piedi. Fa la voce grossa, ovunque si presenti. È il Milan di Berlusconi, quello degli olandesi e del successo attraverso il bel gioco.
No Comment