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IL RUOLO “DOMINANTE” DEGLI INTERMEDIARI DI CALCIOMERCATO

(di Andrea Ranaldo) – La deregulation promossa dalla FIFA di Blatter, che a partire dal 1° aprile del 2015 ha abolito il riconoscimento ufficiale della figura dell’Agente, non ha minimamente scalfito il ruolo predominante degli intermediari di calciomercato.

Una situazione comprovata dai fatti: la FIFA ha, di recente, pubblicato un report che analizza gli emolumenti percepiti dai procuratori sportivi nell’ambito dei trasferimenti internazionali degli ultimi 6 anni.

LO STUDIO

Una trattativa standard prevede tre parti in causa: il calciatore, il club acquirente e la società venditrice. Ognuna di esse può decidere di affidarsi a uno o più intermediari, e, nel caso dei club, vi è anche l’obbligo di dichiarare l’ammontare delle commissioni. Lo stesso atto di trasparenza non è richiesto, invece, agli agenti dei giocatori.

Lo studio della FIFA, dunque, riesce a fare una panoramica forzatamente parziale su un fenomeno che, in realtà, sarebbe molto più impattante sull’economia del mondo-calcio: è risaputo che le commissioni più alte siano comminate proprio agli agenti che curano gli interessi dei calciatori, soprattutto se il trasferimento in un nuovo club avviene con un contratto in scadenza. È il classico caso in cui si parla, impropriamente, di “parametro 0”.

Secondo il report, da gennaio 2013 ad oggi, sono 16.825 i trasferimenti internazionali, su un totale di 86.212 (pari al 19,5%), che hanno coinvolto almeno un intermediario, per commissioni dichiarate dalle società pari a 1,87 miliardi di €.

Dei 7.457 club coinvolti, 1.060 si sono affidati a un agente, mentre la percentuale si alza se prendiamo in esame i calciatori (9.652 su 44.913).

In generale, è più frequente che a richiedere il supporto professionale di un intermediario sia il club acquirente (6.066 trasferimenti) rispetto a quello venditore (1.489). In 251 casi l’agente ha rappresentato entrambe le parti in causa, mentre in 236 addirittura anche il calciatore.

Per quanto concerne l’impiego di intermediari in rappresentanza del club acquirente, nel 2018 si è registrato un lieve incremento, +0,7%, rispetto al 2017. Il valore si impenna se consideriamo il 2013, quando i casi erano stati solamente 726, per una crescita complessiva del 66%.

In percentuale, sono soprattutto i club italiani ad affidarsi agli intermediari in fase di acquisizione: nelle due finestre di mercato del 2018 si sono registrati 175 trasferimenti internazionali coadiuvati da uno o più agenti, pari al 45,1% del totale. Segue l’Inghilterra che, se in termini assoluti primeggia (251), si ferma al 38,6%. Seguono, a debita distanza, Danimarca (41, pari al 25,9%) e Galles (33, pari al 25,6%).

Meno frequente il caso in cui è la società venditrice a ingaggiare un intermediario: 335 casi nel 2018, contro i 318 del 2017 e i 193 del 2013, “anno 0” della analisi. Nel 2018 la classifica è comandata dalla Croazia, con 20 trasferimenti pari al 22% del totale, e vede salire sul podio ancora l’Italia (42, pari al 16,9%) e la Serbia (11, pari al 16,9%). In termini assoluti, la regina resta sempre l’Inghilterra (50, pari al 10,4%).

Le preoccupazioni della FIFA riguardano soprattutto la crescita esponenziale dei costi delle intermediazioni,passati dai 218 milioni di € del 2013 ai 479 milioni dello scorso anno (+22% rispetto al 2017).  Il 96% di tale cifra riguarda società affiliate alla UEFA, con Inghilterra (135 milioni di € nel 2018), Italia (115 milioni) e Germania (49 milioni) in prima linea.

È invece molto difficile stimare un costo medio: i fattori d’influenza sono diversi, in primis legati al valore del calciatore e al prestigio delle squadre interessate al trasferimento. Tendenzialmente, le somme sono più alte quando l’intermediario è ingaggiato dalla società acquirente, e sono, mediamente, pari al 28,2% sul costo complessivo di un’operazione inferiore al milione di euro. Quando il trasferimento, invece, supera i 5 milioni, la media è del 7,3%, percentuale che continua a decrescere con l’aumentare del prezzo della compravendita.

COSA CAMBIERÀ IN FUTURO

La FIFA, con l’insediamento di Gianni Infantino alla presidenza, ha subito annunciato la volontà di regolamentare il mondo dei procuratori proponendo un doppio albo professionale (uno per gli agenti che possono rappresentare solo i giocatori, e uno per quelli che invece possono lavorare anche da intermediari con le società), e un tetto alle commissioni, che oggi sono totalmente liberalizzate.

Allo stesso tempo, diverse Federazioni nazionali si stanno organizzando per ripristinare l’esame di abilitazione alla professione: tra queste c’è anche l’Italia che, attraverso il CONI, ha in programma per il prossimo mese di marzo la prima sessione del nuovo corso.

 

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