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In Russia l’ombra del doping di Stato. In Italia olimpico anti-doping

(di Gianni Bondini) –  La Coppa del Mondo di marcia, assegnata alla Russia, a maggio 2016, si potrebbe disputare in Italia. L’olimpionico Alex Schwazner tenterebbe in casa di qualificarsi per l’Olimpiade di Rio.

Non è il sogno né della Fidal, né del marciatore altoatesino. E’ una logica conseguenza della richiesta choc che la Commissione mondiale antidoping (Wada) ha fatto alla Iaaf di squalificare la Russia per due anni da qualsiasi gara di atletica e al Cio di cancellare i russi dal medagliere di Londra 2012.

Per non parlare delle Olimpiadi invernali di Sochi. Dove la Russia, conquistò 33 medaglie (17 d’oro) e il primo posto nel medagliere e, invece, dovrebbe restituire tutto e chiedere scusa. Non sono illazioni, perché gli investigatori Wada, che si sono infiltrati in Inghilterra nei club atletici, e continueranno a indagare per un altro mese, hanno già chiesto la squalifica a vita per Marya Savinova e per Ekaterina Pistogova, rispettivamente medaglia d’oro e di bronzo negli 800 metri all’Olimpiade di Londra 2012.

Oltre alle due atlete ci sono altri tre olimpici e cinque allenatori che rischiano la squalifica a vita, ragazzi e ragazze russe, “trattate nel laboratorio segreto di Mosca”. Sotto il controllo (addirittura), se venisse confermato dalla Wada, del ministro dello Sport Vitaly Mutko.

E non è detto che finisca lì. Perché sullo sport russo potrebbe piombare la squalifica totale. E la restituzione delle 33 medaglie che Mosca ha vinto alle Olimpiadi invernali di Sochi.

Tutto scritto nel rapporto di 320 pagine che hanno meticolosamente compilato gli investigatori della Wada, che hanno messo sotto torchio il direttore del laboratorio moscovita Grigory Rodchenko, che avrebbe fatto distruggere ben 1.417 test per evitare che si scoprissero altri eclatanti casi di doping di Stato, ovviamente con l’autorizzazione delle autorità pubbliche.

Gli stessi investigatori Wada hanno scoperto che, alla periferia di Mosca, operava un laboratorio clandestino che ripuliva i test antidoping prima che arrivassero alla struttura ufficiale di controllo.

Due i commenti a confronto sull’intera e puzzolente vicenda. Vladimir Uliva, capo dei medici sportivi russi, contrattacca: <Non c’è alcun motivo di colpire i nostri atleti e i loro allenatori. Queste richieste di sanzioni hanno motivazioni politiche>. Il ministro messo sotto osservazione dalla Wada Mutko arriva a dire: <La Wada non ha diritto di sospendere nessuno>.

Uno dei massimi dirigenti dello sport, che dovrà decidere sulla vicenda sembra abba già scelto l’indirizzo colpevolista. Difatti il presidente dell’atletica mondiale (Iaaf) Sebastian Coe, usa parole come pietre: <Le informazioni contenute nel rapporto Wada sono allarmanti e ho chiesto al Consiglio di aprire un procedimento a carico della Federazione atletica Russa>. Un rapporto talmente allarmante che per le Olimpiade invernale di Sochi scrive di agenti segreti sovietici a disposizione del laboratorio clandestino dei tecnici russi.

Questi erano glia argomenti di cui discutevano i massimi dirigenti dello sport italiano, nel Consiglio Nazionale del pomeriggio, seguito alla Giunta dell’ora di pranzo. Mentre a livello nazionale faceva un certo effetto (positivo) la nomina di Daniele Masaal, bi-campione olimpico e docente universitario, a capo dei controlli antidoping a sorpresa. Una nomina che piace a Mlagò e che ha voluto il generale-antidoping Gallitelli.

 

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