Interviste – Macalli svela i piani per la Lega Pro del futuro
“Ci troviamo di fronte ad un calcio in pre-fallimento, con una serie di realtà calcistiche che sono dei veri e propri cadaveri. E’ chiaro che in tutto questo c’è una responsabilità tecnica anche della Covisoc, cui sono delegati una serie di controlli. Forse è arrivato il tempo di modificare e rinnovare questa strutture. Certi numeri sono sotto gli occhi di tutti, eppure molte realtà continuano a spendere come se nulla fosse. Se voglio andare in pizzeria per mangiarmi una pizza devo avere almeno il denaro nel portafoglio per poterlo fare. Traslato questo esempio nel mondo del calcio, mi sembra che siano molti i presidenti senza i due euro per la pizza”.
Ma allora presidente qual è la sua ricetta per uscire da questo impasse e risorgere?
“C’è solo una via di uscita: puntare a contrastare con ogni mezzo la violenza negli stadi, riportare le famiglie sugli spalti e costuire, dove possibile, impianti moderni da 3 mila posti a sedere. Se questo dovesse avvenire nei prossimi 3-4 anni, ci potrebbero essere le condizioni per un nuovo “rinascimento” del calcio italiano. Dobbiamo “produrre” reddito all’interno degli impianti di gioco, valorizzando il settore giovanile. Per me poi è importante sfatare una leggenda metropolitana, ovvero che in Lega Pro non si pagano gli stipendi. Il 70% delle nostre aziende calcistiche sono virtuose, parliamo di presidenti che sono spesso imprenditori di successo anche a livello internazionale (nei loro settori di riferimento, nda). Dobbiamo valorizzare queste risorse umane e questi territori, facendo attenzione nel presente e nel futuro agli “avventurieri” che vogliono entrare nel calcio creando solo danni al sistema. E ci tengo a sottolineare che i nostri presidenti hanno sempre pagato di “tasca loro” dimostrando in anticipo (in via preventiva) di avere i mezzi per poter disputare i campionati; i nostri sono imprenditori, da altre parti vedo più “prenditori” se mi fate passare il termine”.
Quest’anno la Lega Pro attiva la tanto reclamata riforma del campionato per arrivare, a regime, a 60 club. Nella stagione 2013/14 saranno 33 club di prima divisione e 36 di seconda divisione.
“Non è una riduzione dei club, come spesso molti addetti ai lavori hanno erroneamente commentato, semmai è proprio il contrario. Cambiano di fatto le regole ed il tutto è inserito in un quadro di cambiamento più generale dettato dalle stringenti condizioni economiche del nostro Paese. Noi abbiamo una serie di regole e le rispettiamo, degli altri non posso dire lo stesso. Anche questo è un elemento su cui invito a riflettere tutte le componenti del nostro sistema calcio”.
“Non è mai stato un business al nostro livello”. Con questa amara verità, parte l’intervista a Mario Macalli, uno dei dirigenti del calcio professionistico tricolore, che, da molti anni, guida a Firenze la Lega Pro (un tempo ex C1 e C2). “Ci sono società in serie A che sarebbero fallite da tempo eppure continuano a giocare, da noi non giocherebbero, per esempio”, spiega il numero uno di Lega Pro.
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