Italia Nostra pone all’indice il M5S sul progetto dello stadio della AS Roma
Per Italia Nostra, Associazione di tutela del patrimonio nazionale, la scelta pentastellata di venire a patti con i cosiddetti poteri forti (sul tema dello stadio della AS Roma a Tor di Valle) determinerà il cambiamento di opinione di centinaia di migliaia di potenziali elettori.
Non ha avuto peli sulla lingua Oreste Rutigliano membro della direzione nazionale di Italia Nostra sul progetto dello stadio della Roma e sulla politica del Movimento 5 Stelle: “è l’inizio della fine del M5S e quei tre edifici a supporto del progetto dello stadio giallorosso sono un obrobrio urbanistico e architettonico”. ItaliaNostra è pronta a dare battaglia a livello legale per fermare il progetto di Tor di Valle ma c’è anche la volontà di rendere difficile a Roma la permanenza della Raggi nell’aula Giulio Cesare.
Per l’associazione di tutela del patrimonio nazionale la scelta pentastellata di venire a patti con il costruttore Luca Parnasi, e con i cosiddetti poteri forti, determinerà il cambiamento di opinione degli elettori non solo a Roma, ma anche a livello nazionale.
Secondo Italia Nostra, Tor di Valle non era e non è il migliore sito dove aprire il cantiere di uno stadio. Si poteva per esempio scegliere l’area di Pietralata (dove c’era tra l’altro un costo più basso a livello di edificabilità). O in alternativa Tor Vergata (dove sarebbe dovuta nascere una cittadella dello sport), Bufalotta, Tor Bella Monaca e Tor Spaccata.
Per questa ragione (e non solo) IN presenterà un “ricorso straordinario al Capo dello Stato”, così come è prevedibile un ricorso al TAR una volta che si saprà il responso della Conferenza dei Servizi.
Oreste Rutigliano ha poi sottolineato come fosse comunque essenziale, già nel 2014, impugnare la delibera comunale firmata dall’ex sindaco Ignazio Marino. In quanto ritenuta illegittima per violazione delle norme con provvedimento motivato (cioè spiegandone le ragioni) o in alternativa un atto di revoca in auto-tutela (si poteva presumere che l’atto fosse legittimo pur essendo mutate le condizioni di pubblica utilità).
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