Juventus-Inter, 171° derby d’un Paese che non c’è più
(di Massimiliano Morelli) – Fino a una dozzina d’anni fa, Juventus-Inter fu sfida fra gli unici due club mai retrocessi dalla serie A, Calciopoli sconquassò tutto e rovesciò la storia dell’Italia pallonara. Fu, quella, l’alba degli scudetti di cartone e di quelli conquistati sul campo, fu l’inizio della “guerra fredda”, fu l’oblio di pensieri e parole, ricordi e immagini d’una memoria calcistica che sbiadisce mai.
Juventus-Inter, che stasera s’affrontano per la centosettantunesima volta in campionato, è una lunga schiera di calciatori che hanno militato con entrambe le maglie, da Sergio Gori (che vinse lo scudetto con entrambe) a Roberto Baggio, dal reuccio delle notti magiche Salvatore Schillaci a Roberto Boninsegna, da Trapattoni a Ranieri passando per Lippi, da Angelo Peruzzi a Christian Vieri, e la sfilza è lunga, talmente lunga che ci si interroga per capire il legame che, scavalcati i processi e le ripicche, possano avere i due club.
Juventus-Inter, per esempio, è una disfida chiusa sul 9-1, quasi da non crederci, campionato 1960/61. Per protestare contro la corte di appello federale che invece del 2-0 a tavolino decise di far ripetere la sfida fra le due squadre, Moratti fece scendere in campo la formazione Primavera dei nerazzurri.
Scambio d’epoca, fu la partita del debutto di Sandro Mazzola, che mise la firma sul gol della bandiera meneghina di quella gara, e l’ultima partita di Giampiero Boniperti. L’arcano? A Torino, poche settimane prima, s’era giocato col pubblico sulla pista d’atletica, tanti erano gli spettatori.
L’arbitro decise d’interrompere la partita a un quarto d’ora dal termine del primo tempo, per salvaguardare l’incolumità di tutti. Si giocava a Torino, il regolamento in casi simili prevedeva il successo a tavolino della formazione ospite. E così venne decretato, Juventus-Inter 0-2 a tavolino.
Ma a una giornata dal termine del campionato arrivò la seconda sentenza, quella della Caf, che obbligò la ripetizione del match. E coi ragazzini dell’Inter, fu un gioco da ragazzi per gente come Charles e Sivori, Stacchini e Parola, chiudere in goleada.
Gli osservatori di circostanza oggi si soffermano sul passato relativamente recente e sulla stucchevole vicenda d’un contrasto in area che vide protagonista Ronaldo (il “fenomeno”, ndr) cadere per le terre e l’arbitro Ceccarini non fischiare un calcio di rigore in favore della Beneamata. Noi preferiamo dedicare invece un pensiero alla prima sfida di campionato fra le due squadre, anno 1929/30, torneo a girone unico, e successo nerazzurro (1-2) con Arpad Weisz in panca e Giuseppe Meazza in campo. Roba d’altri tempi, i millennials e chi non è cresciuto a “pane e figurine” storceranno la bocca. Ma la storia, quella vera, è cominciata tanti, tanti anni fa. Nessuno si senta offeso, se la pensiamo così.
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