A margine della partita Shakhtar Donetsk-AS Roma, valida per gli ottavi di finale di Champions League (svoltasi ieri sera allo stadio Metalist di Kharkiv), si è svolta la riunione del Commissione Etica e Fair Play della Federcalcio ucraina (FFU). All’ordine del giorno dei lavori figurava anche la discussione su un caso alquanto “sensibile” anche in relazione agli effetti che potrebbero essere estesi ad altre Federcalcio europee. Nello specifico, due alti dirigenti federali (in particolare si tratta dei vice-presidenti Bandurko e Kochetov) sono stati accusati di aver violato una serie di clausole dello statuto etico e dei principi regolatori dell’Uefa, dedicando volontariamente di testimoniare, in un processo presso il TAS di Losanna, in ordine a fatti che avevano costituito oggetto di una precedente decisione del Comitato Esecutivo della FFU (la Federcalcio è presieduta dal deputato e imprenditore Andriy Pavelko – nella foto), di cui sempre Bandurko e Kochetov sono componenti.
La commissione, presieduta da Francesco Baranca, ha ritenuto che, a prescindere dal merito della questione (riguardante la decisione delle squadre U19/U21 e maggiore della Dinamo Kiev di recarsi a giocare o meno presso la città di Mariupol, situata al confine di guerra, ma sotto controllo delle forze militari ucraine), si traduce in un comportamento lesivo dei principi di lealtà, probità e correttezza, che sottendono alla regolare gestione della Federazione. Questo caso rappresenta un precedente “storico” nel panorama delle istituzioni calcistiche europee. I due dirigenti sono stati deferiti al Comitato Esecutivo e alla Commissione Disciplinare della FFU in quanto hanno testimoniato contro la stessa Federazione, dopo che un organo interno alla stessa aveva deliberato nettamente in senso contrario (invitando la Dinamo Kiev, come tutte le altre squadre del campionato ucraino, a recarsi a giocare presso lo stadio del Mariupol FC).