La comunicazione sportiva entra nella Fase 2. Oltre il CoronaVirus: come (continuare a) comunicare lo sport
(di Barbara Ricci)* – Adesso che torniamo gradualmente per le strade e alle nostre abituali attività, lo sport, che di persone è fatto, (in campo gli atleti e fuori gli appassionati), deve fare i conti con l’impossibile: tornare a far vivere emozioni, a far sognare, a far divertire milioni di persone, mantenendo le distanze di sicurezza. In campo e fuori. Sui media tradizionali e sui social.
Sullo sport giocato e praticato, sono i tecnici di leghe e federazioni, i medici e i politici che dovranno prendere e stanno prendendo decisioni anche non facili.
Per quanto attiene agli aspetti del marketing e della comunicazione, possiamo invece fare qui un’analisi partendo da un assunto: niente sarà più come prima.
L’esperienza travolgente che ognuno di noi ha sperimentato in questi mesi ci ha cambiato. Ha cambiato i nostri valori, ridefinendone la scala; ha cambiato i nostri consumi, anche per le mutate condizioni economico-finanziarie. Ha cambiato il modo in cui ci siamo avvalsi dei mezzi di comunicazione: chiusi in casa abbiamo “consumato” molta più tv e abbiamo imparato a interagire attraverso i social e le app non solo per svago e divertimento ma anche per informarci, per lavorare, per stare in contatto con amici e parenti e, sempre più, per acquistare.
Abbiamo osservato un nuovo modo di fare televisione, con un conduttore solo in studio, e gli ospiti collegati in video conferenza da altri luoghi, anche molto remoti, quasi sempre le loro case. Tanti gli sportivi che anche grazie all’assenza di allenamenti sono intervenuti in trasmissioni dove difficilmente li avremmo potuti vedere “live”.
Gli sportivi sono stati anche, insieme ai musicisti, i personaggi che maggiormente hanno movimentato e innovato i social network.
È stato come se il fiume della comunicazione sportiva, alimentato dagli sponsor e agevolato dalla domanda del pubblico, fosse uscito dal proprio letto per incanalarsi subito in un alveo diverso, ma dalla portata altrettanto potente.
Abbiamo visto dirette di calciatori su IG fare centinaia di migliaia di contatti; ex atleti iniziare a fare conferenze a pagamento e non, su varie piattaforme. Idoli di squadre diverse conversare amichevolmente, come forse avevano fatto prima soltanto durante i ritiri della Nazionale, separati dalla distanza di un oceano ma uniti da amicizia e ricordi. Ci sono webinar su qualunque aspetto manageriale attinente allo sport che spesso durano diverse ore e che vedono “seduti” al tavolo dei relatori personaggi che in situazione normale mai avrebbero avuto il tempo, e magari la voglia, di prendere un treno o un aereo per partecipare ad un convegno. E per gli stessi motivi, questi convegni online hanno migliaia di visualizzazioni. E costi molti bassi.
Tutto questo ci fa pensare che seppure torneremo, si spera presto, alla normalità, questi nuovi modi di comunicare non li lasceremo alle nostre spalle. La sfida per chi si occupa professionalmente di sport e di comunicazione è utilizzare questi nuovi media, queste nuove modalità di fruizione dei social, in momenti di comunicazione di qualità per i soggetti coinvolti siano essi brand, aziende, atleti, società. Durante la crisi, la diretta del testimonial, fatta dal salotto di casa, con collegamento non buonissimo, era accettabile e ci faceva sentire “tutti sulla stessa barca”. In tempi di “nuova normalità” andrà bene la diretta da casa, ma con riprese in 4k, nessuna caduta di linea e audio impeccabile.
La crisi Covid-19, come tutte le crisi e più di altre, ha lanciato una sfida alla sopravvivenza di tutti, in tutti i comparti. Lo sport ha mostrato ancora una volta la sua forza e le sue valenze. Sta a noi “addetti ai lavori” aprirci ai nuovi stimoli, trasformandoli con la nostra creatività e professionalità in nuovi standard.
- amministratore delegato SportWide Group (nella foto in primo piano) – agenzie di marketing e comunicazione nello sport e negli eventi;
- co-founder e Consigliere di ASSI Manager – Associazione Sport System Italia.
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