La Confindustria del pallone contesta il Decreto Dignità di Di Maio
Con un comunicato molto duro la Lega calcio contesta l’art.8 del Decreto Dignità relativo al divieto della pubblicità e sponsorizzazioni da parte delle aziende del Gioco sul mercato italiano. La Confindustria del pallone per la prima volta si presenta unità almeno per la difesa dei propri interessi economici (visto che ben 12 club su 20 sono legati a sponsorizzazioni e operazioni pubblicitarie varie dei partner del betting calcistico). Di seguito il testo del comunicato della Lega Calcio serie A.
La Lega Serie A segue con estrema preoccupazione l’iter di conversione del “Decreto Legge Dignità” e l’impatto sul calcio italiano delle norme che vietano la pubblicità da parte delle aziende di scommesse.
Nel sottolineare la palese disparità rispetto alle altre nazioni in Europa e nel resto del mondo, dove non esistono divieti di questo tipo, ed evidenziando le negative conseguenze in termini di indotto e occupazione in Italia dovute all’introduzione di tale misura, la Lega Serie A ricorda che nella stagione 2017/2018 dodici Società del massimo campionato hanno sottoscritto un accordo di partnership con aziende del comparto betting, il quinto settore come investimenti nella classifica delle sponsorizzazioni di maglia nei sei principali tornei europei. In Premier League, da tutti individuata come benchmark per la riconosciuta capacità di generare risorse, il 45% dei club ha una società di gaming come sponsor di maglia e in tutti gli stadi, sui led a bordocampo, appaiono pubblicità di aziende di betting. Il World Football Report 2018 di Nielsen Sports certifica che in dieci anni, tra il 2008 e il 2017, il totale degli investimenti riversati sui sei maggiori campionati europei di calcio da parte delle società di giochi e lotterie è stato pari a 633 milioni di dollari.
Impedire alle aziende di questo settore di investire in promozione nel nostro Paese porterebbe svantaggi concorrenziali ai club italiani, dirottando all’estero i budget pubblicitari destinati alle nostre squadre.
Si evidenzia altresì che lo Stato italiano perderebbe, nel corso dei prossimi tre anni, sino a 700 milioni di gettito proprio come conseguenza del divieto per questa tipologia di advertising.
La Lega Serie A, nell’abbracciare e condividere appieno l’intento degli articoli relativi alla lotta alla ludopatia, ritiene che le misure attualmente individuate non siano realmente efficaci per arginare tale dipendenza, che andrebbe invece posta sotto i riflettori attraverso programmi di educazione, prevenzione, sensibilizzazione e disincentivo al gioco patologico. A tal proposito la Lega Serie A ricorda che da quattro stagioni organizza, per tutti i calciatori e gli staff tecnici delle Prime Squadre e delle formazioni Primavera dei propri club, giornate di formazione contro il match-fixing, con evidenti effetti positivi sulla conoscenza del fenomeno per i propri tesserati. Iniziative di questo tipo vanno sostenute e moltiplicate, considerandole realmente utili per informare e prevenire.
La Lega Serie A, con le sue Società, è da sempre impegnata nella diffusione della pratica responsabile del betting e ritiene che l’introduzione di questo provvedimento, così come approvato dal Consiglio dei Ministri, proibendo ogni forma di comunicazione e pubblicità, favorisca inoltre il proliferare di operatori non autorizzati alla raccolta e il diffondersi del gioco sommerso e clandestino, individuato dagli esperti come la vera causa delle ludopatie.
La Lega Serie A si rende da subito disponibile ad aprire un tavolo di lavoro con tutte le parti interessate, nella speranza che il provvedimento già approvato possa essere opportunamente rivisto e correttamente indirizzato all’individuazione di soluzioni concrete che impattino realmente sul contrasto alla dipendenza da gioco e preservino inoltre l’occupazione e l’indotto del settore.
Impedire alle aziende di scommesse “di investire in promozione nel nostro Paese porterebbe svantaggi concorrenziali ai club italiani, dirottando all’estero i budget pubblicitari destinati alle nostre squadre”. Lo afferma la Lega Serie A esprimendo “estrema preoccupazione” per l’impatto sul calcio del Decreto Legge Dignità. La Lega Serie A, in una nota, sottolinea “che lo Stato italiano perderebbe, nei prossimi tre anni, sino a 700 milioni di gettito proprio come conseguenza del divieto per questa tipologia di advertising”.
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