La corsa per Roma2024, tra rischi e opportunità
Viaggio in un’Italia spaccata tra favorevoli e contrari, con l’ombra di un referendum che potrebbe decidere il futuro olimpico della Capitale.
“Anche se il futuro sembra lontano, in realtà comincia proprio adesso”. Un augurio e una speranza sono racchiusi nell’incipit del motto che ha unito il Comitato di Roma 2024 a rincorrere il sogno a cinque cerchi. Luca Cordero di Montezemolo, Luca Pancalli, Diana Banchedi e Fiona May vogliono riportare la fiaccola olimpica nella capitale, a 56 anni da quel Roma ’60 che per l’Italia rappresentò rinascita e rinnovamento dopo le difficoltà post seconda guerra mondiale. Il Governo Renzi ha appoggiato con forza la candidatura, vedendo nelle Olimpiadi l’occasione giusta per ridare lustro alla Città Eterna. Proprio per questo forse si è scelto di utilizzare il Colosseo, un simbolo unico e riconoscibile ovunque, come logo per una candidatura che avrà il compito di far dimenticare gli ultimi scandali che hanno investito la Capitale.
“ROMA E’ PRONTA, VI ASPETTA” – Queste le parole con le quali il Premier ha spalancato le porte dell’ottimismo alla candidatura tricolore alle Olimpiadi del 2024. L’organizzazione dell’evento potrebbe giovare all’economia e all’immagine del Belpaese, sfruttando lo slancio culturale ed il fascino che da sempre viaggiano mano nella mano con la manifestazione. “Il 70% degli impianti sono già esistenti e pronti”, ha rassicurato Montenzemolo, sottolineando l’avanzata prontezza delle infrastrutture in vista degli eventuali Giochi Olimpici. La possibilità della creazioni di nuovi posti di lavoro ed il miglioramento dell’offerta dei servizi si riflettono positivamente sul consenso dei cittadini italiani e romani, che vedono con fiducia la candidatura della Capitale: un’indagine IPSOS, ha infatti evidenziato che i 3/4 degli italiani sono favorevoli all’ospitare grandi eventi, mentre il 77% dei residenti di Roma e provincia ha espresso uguale apprezzamento. La speranza di un nuovo rilancio e di una credibilità da ritrovare trascinano la maggior parte della popolazione verso un secco “si” alle Olimpiadi romane.
UNA 500 FORMATO FERRARI – I dubbi, molti, restano. Luca Zaia tra gli scettici è quello che ha conquistato attenzione e titoli anche all’estero, dal Telegraph al Guardian: “Portare avanti la candidatura tra gli scandali di mafia e corruzione sarebbe come dipingere una FIAT 500 di rosso e dire che è una Ferrari” recitava (nel 2014) sul portale della regione Veneto, di cui è governatore.
Una riverniciatura da 5 miliardi di euro, un costo che il premier Mario Monti (prima di fondare il partito Scelta Civica), nel 2012, decise di accantonare pochi mesi dopo il suo arrivo a Palazzo Chigi, quando il progetto ROMA 2020 venne riposto nel cassetto. La crisi greca, figlia anche di una gestione olimpica scellerata, era argomento di stretta attualità, non ultimo esempio di un investimento pubblico e privato che non ha generato il ritorno sperato, come successo anche a Pechino e Sochi nelle ultime edizioni della manifestazione a cinque cerchi. Oggi invece riaprire quel cassetto e tirarne fuori qualche sogno sembra un lusso, oltre che un obiettivo, a cui il Governo non vuole rinunciare.
REFERENDUM? PERCHÈ NO! – Andare avanti con la candidatura o no? Una dopo l’altra le “avversarie” di Roma hanno abbandonato la corsa per aggiudicarsi le Olimpiadi del 2024. Ormai è una sfida a 4: oltre a Roma anche Parigi, Budapest e Los Angeles sembrano voler andare avanti. Dopo Boston anche Amburgo ha lasciato in seguito al referendum che ha visto il 51,6% della popolazione votare contro la candidatura della città tedesca ai Giochi Olimpici del 2024. Referendum che in Italia viene chiesto a gran voce dai vari Fassina, Centinaio e Maggi, tutti schierati sul fronte del no. Ma anche lo stesso Giovanni Malagò, presidente del Coni, sostiene che lasciar decidere i cittadini non sarebbe un problema. Né a favore né contro. Perché, sostiene Malagò, “l’85% dei romani, attraverso un sondaggio, ha già fatto sapere di essere favorevole ai giochi”. Anche il premier Renzi, tra i promotori della candidatura, teme solo i soliti gufi. Intanto anche il web si è mobilitato perché si decida tramite voto popolare. C’è tempo per decidere, il traguardo è ancora lontano. La corsa olimpica si concluderà infatti a Lima, in Perù, nel settembre 2017. Fino ad allora avremo tempo per capire se la fiaccola olimpica potrà riaccendere le speranze di Roma.
(Articolo del gruppo “laboratorio di giornalismo sportivo/EIDOS”- Sepe – Bertocchi – Perillo – Salerno)
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