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La Fifa rielegge per il quinto mandato consecutivo Sepp Blatter, ma resta il nodo del rinnovo degli sponsor

(di Marcel Vulpis – Il Corriere dello Sport) – ”Sono
lieto di notare che, finanziariamente, la Fifa si trova sulla roccia, con
solide basi”
, così aveva aperto il congresso, nel 2013, Il
presidente Sepp Blatter. Una
dichiarazione difficilmente contestabile considerata la crescita economica dell’organo
di governo del calcio mondiale.

Il giro
d’affari della Fifa, nell’ultimo anno, ha sfiorato 1,7 miliardi di dollari, con riserve che ammontano a 1.5 miliardi.
A queste due cifre monstre bisogna
aggiungere il business generato nel quadriennio 2010/2014 pari a 6 miliardi di
dollari, con i diritti tv a pesare, per oltre il 62 per cento, in questa torta economica,
che coinvolge ben 209 federazioni dedicate allo sviluppo del calcio in tutti e
cinque i continenti.

Una
macchina da soldi inarrestabile cresciuta di anno in anno. Già nel 2011, per
esempio, i revisori dei conti Fifa hanno certificato una produzione vicina a 1,29 miliardi di dollari; nel 2010 è stato
superato, per la prima volta, il tetto del miliardo di affari (1,07). A
distanza di cinque anni la crescita complessiva è stata del 70 per cento.

La Fifa ha generato 202 milioni dollari di
profitto nel 2010, con un incremento rispetto ai 196 milioni del 2009 e ai 184
milioni del bilancio 2008. Nell’ultimo biennio, poi, si è attestata, mediamente,
tra i 35 e i 53 milioni di dollari di utile.  
Per il futuro, si parla di un bilancio previsionale (nel
periodo 2015/2018) di circa 4,2 miliardi
di dollari
.

Brasile2014: Mondiale record

La
ventesima edizione dei Mondiali di calcio,  in terra brasiliana, verrà ricordata come la
più ricca nella storia della competizione (in attesa di Russia2018 e
Qatar2022).

Brasile2014,
infatti, ha portato nelle casse di Sepp
Blatter
, candidato, per il quinto mandato consecutivo, alla guida dell’organismo
svizzero, 4,5 miliardi di dollari.  Una cifra redistribuita, in quota parte, su
ciascuna federazione, con assegni non inferiori a 750 mila euro.

La
Germania, vincitrice al termine del torneo, è tornata a casa più ricca di 25,7 milioni di dollari, l’Argentina,
giunta seconda, si è consolata con un bonifico di 18,4 milioni.
La metà del fatturato del mondiale verdeoro è stato determinato
dai diritti tv (1,7 miliardi di dollari) e marketing (1,35 miliardi di dollari)
e questo conferma il peso stratetico di queste due voci di ricavi rispetto al
fatturato globale del Mondiale di calcio.

Sponsor: nubi all’orizzonte

Gli
sponsor del Mondiale sono i partner più fedeli della Fifa.

Tra
questi Coca-Cola, partner anche di 13 selezioni nazionali in Brasile, il
potente sponsor tecnico Adidas (legato alla competizione iridata dai lontani
anni ’70), Gazprom, Hyundai-Kia Motors e la multinazionale americana Visa (cui
bisogna aggiungere la birra Bud e McDonald’s, oltre alla fascia di sponsor
nazionali collegati al territorio sede di gara), con budget pluriennali
compresi tra i 250 e i 300 milioni di dollari. Fino a pochi
anni fa erano presenti marchi globali come la giapponese Sony e l’araba
Emirates.

Le
accuse di corruzione esplose nella giornata di ieri rischiano di minare questo
sistema economico ormai collaudato, ma collegato ad un valore imprescindibile,
per ogni azienda di profilo internazionale: ovvero la cosiddetta “brand reputation” (reputazione del marchio
e dei valori identitari della società). Nessuna multinazionale, se venissero
confermate queste gravi accuse, potrebbe rimanere impassibile di fronte ad uno tsunami mediatico i cui effetti sono, ad
oggi, difficilmente valutabili anche da parte degli stessi addetti ai lavori.

 

Edipress/Sporteconomy

Pubblichiamo l’articolo uscito nei giorni scorsi (sul Corriere dello Sport) un articolo sulla crisi della FIFA alla luce dell’indagine dell’FBI.

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Marcel Vulpis

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