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La FITA apre agli eSports con la Corea del Sud, patria del taekwondo, benchmark di riferimento

(di Andrea Ranaldo) – Se il CIO chiama, la FITA risponde: a distanza di tre mesi dal comunicato stampa del Comitato Olimpico Internazionale, la Federazione Italiana Taekwondo è infatti la prima a riconoscere gli eSports, proponendosi come punto di riferimento per il settore.

L’ufficialità è arrivata oggi pomeriggio, al termine del Consiglio Federale, e a spiegare le ragioni di questa svolta è stato il presidente Angelo Cito: “La FITA ha deciso di intraprendere questo percorso con l’intento di diventare la casa degli eSports di combattimento. Cercheremo di incanalare nel modo giusto un fenomeno che riguarda milioni di giovani, e procederemo, naturalmente, secondo quelle che saranno le direttive del CIO e del Coni. Tutto questo è uno straordinario strumento di promozione per il Taekwondo”.

L’eSport di combattimento più giocato al mondo è Street Fighter, storica saga prodotta dai giapponesi di Capcom. La sua ultima incarnazione, Street Fighter V, negli ultimi mesi ha messo in palio quasi 2 milioni di dollari, mantenendo saldamente la leadership su altri titoli, comunque molto praticati a livello competitivo, quali Mortal Kombat di Warner Bros. Interactive, Dead or Alive di Tecmo, e Tekken di Namco.

COREA DEL SUD, PATRIA DEL TAEKWONDO E DEGLI ESPORTS

Angelo Cito (n.1 della FITA) ha inoltre sottolineato la cassa di risonanza di cui gli eSports godono in Corea del Sud, patria del Taekwondo. Un movimento in grado di muovere le masse: si stima che ogni sera almeno 10 milioni di persone si sintonizzino per guardare gli eventi in diretta su canali televisivi specializzati.

Il motivo di tale successo è anche culturale: in Corea del Sud i videogiochi non sono considerati una distrazione, ma uno dei tanti campi in cui eccellere e distinguersi. Una passione che coinvolge milioni di giovani, talvolta anche eccessivamente: nel 2011 il Governo si è trovato costretto a introdurre la “Cinderella Law” (letteralmente “legge di Cenerentola), norma che proibisce ai ragazzi di età inferiore ai 16 anni di giocare da mezzanotte alle 6 del mattino.

In un tale contesto sociale, non stupisce, quindi, che la prima associazione ufficiale di eSports sia proprio sudcoreana: si tratta della KeSPA, e in patria è equiparata a una vera e propria federazione sportiva.

Lee “Faker” Sang, il più famoso giocatore del Paese, la cui popolarità è paragonabile al nostro Gianluigi Buffon, è stato inoltre il primo campione di “League of Legends” a superare la soglia del milione di dollari di vincite: il suo montepremi, ad oggi, si attesta su 1 milione e 169 mila dollari, e considerata la sua giovane età – è un classe 1996 – è lecito immaginarsi che sia destinato a crescere.

GLI ESPORTS ALLE OLIMPIADI: ACCADRÀ GIÀ A PYEONGCHANG

Un primo assaggio di eSports alle Olimpiadi lo vivremo già nei prossimi giorni, a ridosso delle Olimpiadi invernali che si terranno proprio in Corea del Sud dal 9 al 25 febbraio. La contea di PyeongChang sarà teatro di un torneo di StarCraft II, strategico in tempo reale edito da Blizzard Entertainment, e sequel di uno dei giochi che hanno dato vita alla scena competitiva mondiale.

Intel, partner globale dei giochi olimpici, metterà in palio un montepremi da 150 mila dollari: “Lo consideriamo un altro importante passo per dare la possibilità a un maggior numero di persone in tutto il mondo di provare il brivido degli eSport,” ha spiegato John Bonini, Vice President e General Manager of eSports and Gaming per Intel.

Una vetrina sicuramente prestigiosa, e che forse potrà convincere anche altre Federazioni a seguire le coraggiose orme della FITA.

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Redazione

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