Punto e a Capo

La lezione che ci arriva dal marketing austriaco…

AustriaWien.jpgE’ proprio vero che ogni volta che si va all’estero si può imparare qualcosa di nuovo. Mi è successo personalmente di recarmi, in questi ultimi giorni, a Vienna ed abbinare al piacere della vacanza anche la visita allo stadio “Ernst Happel” di Vienna (la “tana” dell’Fk Austria Magna), prossima sede degli Europei 2008 (co-gestiti dall’Austria e della Svizzera). L’occasione mi è stata data dal preliminare di Champions League (partita di andata) proprio tra l’Austria Magna Vienna e il Benfica. Due cose principalmente mi porterò da questa esperienza. La prima è che l’antico adagio che la creatività è da sempre italiana è ormai tramontato. La seconda, che, in termini di marketing, anche il calcio austriaco può insegnare qualcosa al football dei campioni del Mondo. Assistendo sugli spalti alla partita (poco pubblico, ma molte famiglie) ad un certo punto ho visto che sono state introdotte sulla pista di atletica leggera ben sei vetture Peugeot (official car degli austriaci). Qual è la differenza con il calcio tricolore? Alla fine del primo tempo sei addetti della società “viola” hanno iniziato a girare intorno al rettangolo di gioco. Sarà una cosa assolutamente semplice, oltre che naturale, ma in Italia non la fa nessun’azienda che sponsorizza club di calcio (la macchina dello sponsor viene esposta sul campo, ma non gira). E’ un po’ come molte presentazioni delle maglie della nuova stagione. L’evento viene studiato per gli addetti ai lavori (giornalisti, vip, opinion leader), non per i supporter. Ma non sarebbe più logico far vedere le maglie prima ai tifosi, all’interno degli stadi, e magari abbinare la presentazione della “vernice” ad un concorso a premi? Anche in questo caso la cosa più naturale in Italia è la prima ad essere scartata dai direttori marketing delle società. Secondo atto della partita Austria Magna-Benfica. Alla fine del preliminare di Coppa ho deciso di rimanere qualche minuto in più all’interno dello stadio. Lo stupore è stato massimo quando mi sono accorto che già dopo pochi minuti i giocatori del club viennesi si sono presentati (post interviste con la stampa) in una sala dedicata agli sponsor della squadra. Ma la novità vera è che i giocatori “viola” volenti o nolenti lo devono fare per contratto. Agli sponsor piace stare a contatto con la squadra ed i giocatori prima cenano con i rappresentanti delle aziende partner poi con le loro famiglie. Vi immaginate una cosa del genere in Italia? Succederebbe la “rivoluzione”. Figuriamoci adesso che i nostri “eroi” si potranno fregiare (per i prossimi quattro anni) del titolo di campioni del Mondo. Dall’Austria sono tornato comunque con una riflessione di base. Si fa sempre un grande errore a considerare gli altri dei “provinciali”. Forse i provinciali, in questa Europa sempre più grande, siamo proprio noi italiani.


di Marcel Vulpis – direttore dell’agenzia Sporteconomy.it 14.08.2006.

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Marcel Vulpis

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