All newsAltri eventiCalcioCalcio.InternazionaleCalciomercatoChampions LeagueDiritti TelevisiviEconomia E PoliticaEventiFederazioni ItalianeFIFA - UEFAhome pageIstituzione e AttualitàMarketingSport FederazioniSport.Dilettantistico - Ass. Sportive

Lavecchia in esclusiva a SportEconomy: “Troppe partite limitano lo spettacolo e logorano i giocatori”

(di Davide Pollastri) – L’ex ala di origini torinesi (ha debuttato nelle giovanili della Juventus, prima di girare in lungo e largo per l’Italia) sui tornei continentali che hanno scandito la nostra estate: “Preferisco il calcio sudamericano. In Europa ci sono troppi tatticismi“. Non a caso Luigi Lavecchia è oggi commentatore tecnico di Sportitalia in occasione della “Copa America”.

“Gigi”, come lo chiamano gli amici e i tifosi che ricordano le sue sgroppate sulla destra, alla “vita smeralda” e ai selfie davanti a una coppa di champagne ha sempre preferito i libri di Dostoevskij e la musica di Jon Bon Jovi. Per quelli come Gigi, certi che l’uomo debba essere capace di adattarsi a tutto, ogni nuova sfida è una preziosa opportunità per crescere e migliorarsi, e così, chiusa una breve ma intensa carriera da calciatore, iniziata nel settore giovanile della Juventus e conclusasi con sole 34 presenze in Serie A, 117 in Serie B e 3 con l’Under-21 a causa dei numerosi problemi fisici che lo hanno condizionato negli anni al Bologna, e dopo un’esperienza sulla panchina dell’Olbia come vice di Max Canzi, è giunto per lui il momento di una nuova, stimolante avventura: misurarsi con il mondo delle telecronache.

Il debutto, avvenuto in occasione della recente Copa America (vinta dall’Argentina), ci ha offerto l’occasione per chiedere la sua opinione sui temi più attuali

D: Come hai vissuto il tuo debutto da commentatore tecnico per SportItalia?

 R: “L’ho vissuto con un misto di emozione ed entusiasmo. Sono nel mondo del calcio da anni e le mie esperienze da tecnico e match analyst mi hanno aiutato; tuttavia, spiegare certi concetti ai ragazzi che alleni è diverso dal raccontarli a milioni di telespettatori. Una cosa però posso dirla con certezza: fare telecronaca mi piace moltissimo!”

D. L’ascolto medio per Argentina-Colombia, terminata con la vittoria per 1-0 dei campioni del mondo grazie a una rete di Lautaro Martinez nei tempi supplementari, è stato di 174.000 telespettatori, con punte di 220mila viewers e uno share complessivo del 10,13%. Immagino che SportItalia sia molto felice per questi numeri.

R: “Sì, anche perché la finale si è giocata nel cuore della notte. Il lavoro di SportItalia è stato eccezionale: grazie al loro impegno, tutti i tifosi italiani hanno potuto vivere le intense emozioni del calcio sudamericano, ammirare campioni come Messi, James Rodriguez e Luis Diaz, e conoscere vari aspetti della ricca storia del Sudamerica, come quelli legati al Venezuela, un paese alla vigilia delle elezioni. Uno degli aspetti più affascinanti di SportItalia è proprio la capacità di saper raccontare non solo gli eventi sportivi, ma anche le tradizioni e i contesti storici”

D: Tra giugno e luglio si è disputato anche il Campionato europeo. Anche se i paragoni possono essere scomodi, vorrei chiederti: tra la Copa America ed Euro 2024, quale torneo ha offerto il calcio più spettacolare?

R: “Il campionato europeo l’ho trovato eccessivamente tattico e questo aspetto, alla lunga, mi ha annoiato. Ho avuto come l’impressione che ogni squadra sapesse tutto delle avversarie! Il primo tempo del match tra Inghilterra e Svizzera e le prestazioni tutt’altro che brillanti dell’Italia sono due esempi emblematici del basso tasso di spettacolarità espresso. Mi sono divertito molto di più con la Copa America, con le giocate dei colombiani e con il quarto di finale tra Venezuela e Canada, un match bello e intenso, con ripartenze da una parte e dall’altra, pochi tatticismi e tanto, tanto calcio”

D: Gli Stati Uniti sono da sempre dei maestri nell’organizzazione di eventi, anche sportivi; un esempio di questa storica abilità è rappresentato dall’ultimo SuperBowl, capace, secondo Forbes, di generare 1 miliardo di dollari per la sola città di Las Vegas (sede del match). Tuttavia, prima della finale di Copa America tra Argentina e Colombia all’Hard Rock Stadium di Miami, qualcosa non ha funzionato: numerosi tifosi senza biglietto hanno invaso i cancelli dello stadio creando caos, panico e ritardi. Come spieghi questa inefficienza?

R: “Come hai anticipato, gli americani sono dei maestri nell’organizzazione di eventi e l’ultima Copa America ha confermato questa loro abilità: una cerimonia d’apertura spettacolare, stadi pieni, droni al seguito delle squadre, spettacoli pre e post-match ecc. Quanto successo prima della finale ha sorpreso anche me. Una risposta potrebbe essere questa: probabilmente non si aspettavano lo strabordante entusiasmo dei tifosi sudamericani. Al SuperBowl è più difficile che certi fatti accadano perché è un evento tipicamente americano e i tifosi statunitensi non hanno la passione, a volte eccessiva, dei tifosi latini”.

D: Gli Stati Uniti nei prossimi due anni ospiteranno il mondiale per club e, in collaborazione con Messico e Canada, il Mondiale. Partiamo dal mondiale per Club: con un comunicato congiunto, European Leagues e FIFPro Europe hanno fatto sapere di essere pronte a presentare un reclamo formale alla Commissione Europea per motivi di diritto della concorrenza contro la Fifa in merito al calendario delle partite internazionali. Cosa ne pensi?

R: “Nelle questioni politiche della vicenda non voglio entrare, perché sono poco pratico e non è il mio campo; io dico semplicemente che si gioca troppo. Si gioca troppo e lo spettacolo ne risente! Pochi giorni fa ne parlavo con alcuni amici: l’Europeo più spettacolare è stato quello del 1988. Quel torneo, passato alla storia per il trionfo dell’Olanda e per il super-gol realizzato in finale da Marco Van Basten, aveva solo 8 contendenti. Dopo una prima fase a gironi, si passava direttamente alle semifinali e poi alla finale. Ora l’Europeo ha le sembianze di un mondiale, con ottavi, quarti, semifinali e finale. Le coppe, alle quali un tempo accedevano 4 o 5 squadre per nazione, oggi coinvolgono un terzo delle squadre dei campionati più importanti. Se a tutto questo aggiungiamo anche il mondiale per club, i giocatori non ce la fanno. Ricordi cosa ti dissi sul campionato europeo all’inizio di questa chiacchierata? Credo che uno dei motivi della sua limitata spettacolarità sia da ricercare nel logorio dei tanti campioni, reduci da una stagione interminabile, ai quali non è stato concesso il tempo di recuperare”

D: E quindi?

R: “Lancio una provocazione e prendetela come tale: se non possiamo fare a meno del mondiale per club, eliminiamo le Coppe europee”.

D: Ma le Coppe europee incrementano i fatturati, delle società calcistiche e delle società che con il mondo del calcio lavorano e/o collaborano. Aggiungo un dato: il mondiale per Club garantirà alle squadre che lo giocheranno ricavi simili a quelli della Champions League

R: “Allora torniamo alle competizioni di un tempo, con le Coppe europee strutturate su turni a eliminazione diretta e campionati a 16 o 18 squadre”

D: Arriviamo al mondiale. vero e proprio. Mancano 2 anni al kick-off, un lasso di tempo enorme per quelle selezioni che appaiono già pronte, ma non per l’Italia, reduce da due mancate qualificazioni e da un Europeo deludente. Cosa deve fare la nostra Federazione per colmare il gap con le grandi nazionali del pianeta?

R: “Ci vorrebbe una rivoluzione! Da Gravina, che è un dirigente capace, vorrei più fatti e meno frasi fatte. Vorrei anche capire perché fino all’Under20 funziona tutto, come dimostrano i recenti risultati dell’Under-20 e dell’Under-19, e poi qualcosa si inceppa”.

D: Forse i giovani non emergono perché non abbiamo il coraggio di puntare su di loro. Che dici?

R: Può essere. In Spagna, ma anche in Francia, i giovani capaci giocano senza problemi.

D: Poco fa hai scomodato la parola “rivoluzione”. Cosa volevi dire?

R: Obbligare una squadra italiana a schierare un certo numero di Under21 non sarebbe corretto, tuttavia potremmo incentivarle a portarli almeno in panchina. Ecco, questa sì che sarebbe una “rivoluzione”.

D: Un’ultima domanda: Mbappé, Bellingham, Vinícius Jr., Lamine Yamal (appena 17enne è già campione d’Europa), Lautaro Martinez…Chi è oggi il calciatore più forte del pianeta?

R: Dopo aver detto quello che ho detto sui giovani, non posso che rispondere Lamine Yamal (campione d’Europa in carica e astro nascente del Barça, nda).

Previous post

Dreame Technology nuovo official partner dell'Inter campione d'Italia

Next post

Sbrollini (Italia Viva): "Dopo il successo dell'Italvolley femminile lo Ius soli sportivo non è più differibile"

Redazione

Redazione

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *