Punto e a Capo

Le tesi di Sporteconomy nella lettera aperta di Bertarelli

In una lettera aperta, ieri, Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi ha spiegato le sue ragioni sollevando anche una serie di questioni sul futuro della Coppa America:
"…Il Defender deve continuare ad essere automaticamente qualificato per le regate di finale o viceversa
tutti i team devono avere le stesse opportunità?
– La scelta della località non dovrebbe essere annunciata almeno alcune edizioni prima, in modo da
consentire la pianificazione e la ricerca sponsor con tempi adeguati?
– La gestione della Coppa non dovrebbe diventare permanente ed essere dunque affidata ad un’entità
che rappresenti gli attuali fiduciari e quelli del passato, insieme ai team partecipanti?"

E' singolare che molti di questi temi sono stati oggetto di nostre riflessioni nei giorni precedenti. Bertarelli ci consenta la battuta: è telepatico o è un nostro lettore "fedele"? Perchè adesso ha scelto di spingere sulle nostre stesse tesi.
A conferma di ciò ripubblichiamo l'ultimo paragrafo della news
"E' corsa alle basi, ma mancano i soldi" (da Sporteconomy.it – lunedì 26 novembre 2007 – ore 16.06)
"…Siamo, forse, alla fine di un'era di questo trofeo che non può essere più gestito da chi lo vince. La Coppa America dovrà essere organizzata da un soggetto terzo non in conflitto con i sindacati, o dall'ISAF supportata da un'agenzia di sports-marketing di caratura internazionale. Di sicuro non può più essere il "giocattolo" del vincitore. Non è professionale, ma soprattutto non è assolutamente profittevole. E a confermarlo c'è il numero dei sidacati che difficilmente supereranno quello della passata edizione. Confermando comunque una tesi: l'America's Cup non riesce a crescere ulteriormente e il "modello Bertarelli" è naufragato ancor prima di nascere".
Modello Bertarelli quindi o modello Sporteconomy?
Ai nostri lettori la scelta.

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Marcel Vulpis

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