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LOGiCO: con relazione finale della Commissione d’inchiesta sul gioco illegale, il Senato certifica fallimento del Decreto Dignità  

Centonovanta pagine fotografano il settore del gioco e scommesse e la sua evoluzione negli anni segnati dalla pandemia. La Commissione parlamentare d’inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico conclude i propri lavori con una relazione che conferma il fallimento del divieto di pubblicità introdotto nel 2018, a poco più di quattro anni dall’entrata in vigore del Decreto Dignità che lo aveva previsto.

Se l’obiettivo del Governo nel 2018 era quello di rafforzare la tutela del consumatore, non si può certo parlare di successo: l’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane, infatti, ha registrato un forte incremento del gioco illegale, con una stima dai 10 ai 20 miliardi Euro, cifra che, secondo le stime dell’Osservatorio permanente Censis-Lottomatica sul Gioco Legale in Italia, potrebbe essere abbondantemente superata. Nel 2020, infatti, si è reso necessario rafforzare i poteri del Comitato di contrasto al gioco illegale (COPREGI) presieduto dall’’ADM con la collaborazione di tutte le forze di Polizia.

Il bilancio per nulla positivo dell’efficacia del divieto di pubblicità registra un’altra grave carenza: oltre alla mancanza di una ricerca preliminare, non vi è alcuna ricerca che a posteriori certifichi la bontà del divieto della pubblicità per i giocatori problematici e a rischio ludopatia. Gli ultimi dati sul fenomeno risalgono all’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità nel 2018, dove si segnala che il 36,4 per cento della popolazione adulta ha giocato almeno una volta d’azzardo nella sua vita: circa 18 milioni e mezzo di persone, il 44 per cento uomini e 30 per cento donne. I giocatori problematici rappresentano il 3 per cento (circa un milione e mezzo di persone). Solo il 19,3% dei giocatori che hanno visto e/o letto materiale pubblicitario dei giochi in denaro ha scelto di giocare in base alla pubblicità vista o sentita, per contro l’80,7% dichiara di non aver scelto di giocare in base alla pubblicità.  

Nel 2021, L’Istituto Superiore di Sanità si è soltanto soffermato sull’analisi delle abitudini di gioco pre/post pandemia, senza però aggiornare il dato sui giocatori problematici.

In altre parole, non sappiamo se ad oggi i giocatori “a rischio” siano aumentati o diminuiti, né quale sia stato l’impatto del divieto di pubblicità sul fenomeno. Manca, dunque, un tassello fondamentale per completare la verifica sull’efficacia del provvedimento. Tuttavia, anche in assenza di dati aggiornati, è facile prevedere che la facilità di accesso al gioco illegale abbia dato una spinta preoccupante al fenomeno della ludopatia e del gioco problematico.

Il risultato di quattro anni di divieto di pubblicità è sotto gli occhi di tutti e certificato da questa relazione – commenta Moreno Marasco presidente LOGiCO – Ci hanno rimesso gli utenti lasciati in pasto agli operatori illegali, il mondo dello sport che ha perso gli introiti degli sponsor del mondo betting, le aziende concessionarie che hanno visto ridursi il proprio fatturato, e lo Stato, perché ha fatto venire meno le garanzie per i giocatori (contrasto al gioco minorile, al riciclaggio del denaro e al gioco problematico) offerte dalle piattaforme legali.  Senza trascurare la riduzione drastica delle entrate fiscali, ancora una volta a vantaggio del gioco illegale.

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Redazione

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