London Bridge is Down!
(di Paolo Rivelli)* – Questa la frase in codice che segnava l’uscita di scena dell’anziana sovrana Elisabetta II del Regno Unito e del Commonwealth. Una procedura che era stata comunque preparata e affinata negli anni, anche su indicazioni della stessa regina. Nel pomeriggio del 8 settembre 2022 è arrivato quel fatidico momento in cui è stata pronunciata la frase. Un momento che nonostante l’età avanzata di Elisabetta II nessuno si aspettava, dopo averla vista sorridente solo il giorno prima ricevere il premier dimissionario e conferire l’incarico al nuovo Primo Ministro britannico. Eravamo abituati a considerarla come qualcosa di onnipresente e immortale. Invece lei è uscita dalla scena in punta di piedi, con discrezione ed eleganza, subito dopo aver pronunciato l’ultima battuta di un copione che è stato la sua intera esistenza. Elisabetta II è morta così, nella sua residenza più amata, quella di Sandringham, dove si era ritirata consapevole di essere arrivata alla fine della sua lunga parabola che l’ha proiettata attraverso due secoli. Se n’è andata non prima di aver compiuto il suo ultimo atto a cui il dovere e la storia l’avevano chiamata.
Il mondo sarà da oggi più solo e un po’ meno colorato, abituati ai suoi completi multicolori, Elisabetta era ormai l’essenza stessa del Regno Unito, la sua effige era ovunque e pareva esserci sempre stata dalla notte dei tempi. Eravamo abituati ad associare la capitale Londra al Big Ben, i Bobbies, la Regina Elisabetta, le sue statuine con la manina che salutava erano ovunque nei negozi di souvenir.
Insomma la regina era anche un traino per l’economia inglese, se si pensa al fatturato dell’indotto dei siti reali, tra visite e gadget. Milioni di visitatori da tutto il mondo, da tutto il suo Commonwealth sono passati di lì, per vederla affacciata al balcone di Buckingham Palace o passare in carrozza in qualche parata. Per certi versi anche un asset a livello di marketing!
Ma Elisabetta II è stata molto di più. Negli anni è stata un punto di riferimento per i suoi sudditi, e su di lei hanno costruito un paese forte e coeso sulle macerie della II guerra mondiale. Infatti insieme alla sua famiglia ha preferito rimanere nella capitale britannica quando piovevano le bombe tedesche e visitare la popolazione che soffriva e che aveva il conforto di vedere che chi la rappresentava era lì con loro a soffrire. Questo episodio più di altri ci fa capire cosa è stata questa sovrana e cosa rappresenta la monarchia per il Regno Unito: lo spirito della nazione. E’ per questo motivo che ritroveremo più in la nel corso di questo regno Elisabetta icona pop, rock e anche punk.
Elisabetta II ha incarnato lo spirito della nazione , che è il ruolo del monarca e lo ha fatto nel miglior modo possibile, sacrificando sé stessa e i suoi affetti. Un monarca è al servizio del suo popolo, non va in pensione, lo è fino all’ultimo respiro. Ricambiata dai sudditi di tutto il mondo, non a caso il motto dei monarchici australiani è “roots in our past, growing for our future”. In queste poche righe si riassume l’essenza stessa della monarchia, l’idea di essere sempre “on duty” a servizio della nazione, fino alla fine. E’ così che l’ha interpretata la sovrana del Regno Unito e di ben 56 stati indipendenti 8il Commonwealth). Solo per questo potremo definirla “l’ultima imperatrice”. Si perché se mettiamo insieme solo i più grandi di questi paesi, Australia, India e Canada, ci rendiamo conto che le sorti del mondo erano nelle sue mani. Ha regnato su questi paesi, ma non governato.
Essere il simbolo della nazione significa essere veramente super partes e questo è possibile solo se la designazione è affidata alla provvidenza e non ad una maggioranza parlamentare, che sarebbe sempre e comunque espressione di una parte del paese, non di tutto il popolo. Il sovrano va a garantire gli interessi della minoranza e della maggioranza, che in lui o lei si sentono rappresentate.
La monarchia, lungi dall’essere qualcosa del passato remoto, è in realtà ancora oggi un istituto vivo e moderno, che, attualmente, rappresenta in Europa ben 8 tra le nazioni, democrazie che sono il cuore propulsivo dell’Europa stessa (tra queste ad esempio Olanda, Belgio, Spagna e Danimarca, solo per citarne alcune). Otto nazioni prospere, civili e moderne. Con quelle minori si arriva a dieci e nel mondo tra i paesi più grandi ci sono Canada e Australia, delle super potenze!
La monarchia è forza storica, costituita da tradizioni, potere posto al di sopra dei partiti, è patrimonio di tutti, che si trasmette attraverso le generazioni , cresciuto e rinnovato. Un istituto che è lì silente nel tempo. In Inghilterra si dice che non se ne parla mai o quasi. Se ne parlò un giorno, quando nel 1649 cadde la testa di Carlo I, quel giorno un membro del Parlamento a William, nipote del re lesse una dichiarazione nella quale era detto che mai più gli inglesi avrebbero tollerato che il loro re esigesse imposte non votate dal parlamento, traesse in arresto cittadini senza il mandato ed il giudizio del magistrato ordinario, sospendesse l’applicazione delle leggi senza il consenso del Parlamento, intralciasse la libertà di parola e di voto dei membri delle due camere. Sono passati 256 anni da quel giorno ed i re inglesi hanno imparato la lezione e sono oggi il simbolo della unità della nazione e del Commonwealth.
Citando Luigi Einaudi (politico, economista, accademico e giornalista italiano, secondo Presidente della Repubblica Italiana) alla vigilia del voto del referendum del maggio 1946 in Italia per Monarchia o Repubblica scrisse di suo pugno: “Questa è la monarchia per la quale noi votiamo; una monarchia la quale nei giorni ordinari sia il simbolo rappresentativo dell’unità della patria e della concordia dei cittadini, circondata da una corte austera, i cui membri siano scelti dal Re e dalla Regina sentito il parere conforme del primo ministro, e adempia all’ufficio di tutrice della costituzione e di organo della volontà del popolo nei momenti supremi della vita della nazione, quando le altre forze politiche si dimostrano incapaci ad esprimere un governo stabile.“ Poi sappiamo come andò a finire in Italia.
- Presidente REAL CIRCOLO FRANCESCO II DI BORBONE
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