Malagò ci mette la faccia sul caso Mornati jr, ma l’imbarazzo è forte
(di Marcel Vulpis) – Anni fa (forse), di fronte ad un caso del genere si sarebbe cercato di trovare una pezza a colori, pur di non creare scandalo nel mondo dello sport. a pochi mesi dai Giochi olimpici estivi.
Ma la gestione Malagò va nella direzione opposta: il CONI deve essere una casa di “vetro”.
E così, una volta accertata e confermata la positività di Niccolò Mornati atleta della Federcanottaggio (FIC), non ci ha pensato due volte ad indire una conferenza stampa lampo e a spiegare esattamente cosa aveva scoperto la NADO ITALIA, la nuova agenzia anti-doping tricolore.
Al netto di questa premessa, la positività di Mornati è una “tegola” (in termini di immagine) non da poco, perché l’azzurro era pronto a partire per Rio2016, ma, soprattutto, perché è il fratello minore di Carlo Mornati, vice-segretario generale del CONI, capo della preparazione olimpica e della spedizione dell’I-Team, oltre che una delle punte di diamante dello staff del numero uno del CONI.
E’ chiaro che Mornati senior non c’entra nulla con il caso di presunta positività del fratello canottiere, ma l’imbarazzo c’è, si respira ed è forte in molti ambienti, anche al di fuori dal ristretto cerchio (per modo di dire) dello sport.
Mornati senior è sicuramente un bravo dirigente sportivo, ma “opportunità politica” vorrebbe che si “auto-sospendesse”, finché non sarò chiarito definitivamente il caso del “fratello” tesserato FIC.
Sarebbe un gesto di amicizia nei confronti di Giovanni Malagò, ma anche per evitare inutili speculazioni, che potrebbero scatenarsi nei prossimi giorni, soprattutto sul fronte francese, che, in chiave Parigi2024, non aspettava che questo incredibile passo falso dello sport olimpico tricolore.
Uscendo dai rispettivi ruoli, un’immagine di questa scioccante conferenza stampa rimarrà indelebile negli occhi di tutti: quella del presidente del CONI, che, con la voce bassa e un volto invecchiato di 10 anni, spiega ai media il caso di doping dell’atleta azzurro.
Sinceramente non lo meritava, perché si è sempre impegnato, in questo quadriennio, sul fronte della lotta al doping e l’Italia non ha scheletri negli armadi (ma al massimo casi isolati), a differenza di altre nazioni, come, per esempio, la Russia (nell’atletica, tennis e nuoto).
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