Malagò (CONI): Stiamo lavorando perché lo stadio Flaminio diventi la casa del rugby
(di Giovanni Bocciero) – Presso il Salone d’Onore del Coni a Roma si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2019 del Guinness Sei Nazioni. L’Italia prenderà parte alla principale manifestazione continentale di rugby per la ventesima volta.
Il padrone di casa, il presidente del Coni Giovanni Malagò, oltre a fare i doverosi in bocca al lupo alle tre nazionali che parteciperanno al Sei Nazioni, ha esordito col dire che «lo Sport è talvolta visivamente denigrato. Purtroppo la globalizzazione ha fatto sì che riuscire a ritagliarsi uno spazio in televisione è molto complicato. Il rugby però, anche grazie al Sei Nazioni che è il fiore all’occhiello della federazione, riesce a prendersi il proprio spazio al di là di quei tre-quattro sport ormai consolidati». Malagò ha poi dichiarato che si lavorerà affinché lo Stadio Flaminio diventi la casa del rugby. «È stato presentato un progetto unico perché crediamo, come Coni, che il rugby necessiti di un proprio spazio. Il Flaminio può essere quello spazio, vi si possono spostare gli uffici della federazione, può diventare il quartier generale della nazionale femminile, ci si può fare attività Seven che è disciplina olimpica, ma soprattutto si possono dar vita a tutta una serie di sinergie con gli sponsor».
Venti anni di Sei Nazioni che sono stati ricordati dal presidente della FIR Alfredo Gavazzi, dallo storico esordio con successo contro la Scozia allo stadio Flaminio ai sold-out dell’Olimpico. «Quest’anno il torneo è tecnicamente molto valido, e ci servirà per fare un altro passo avanti in vista del Mondiale in Giappone di questa estate. I nostri obiettivi ce li siamo già posti: vogliamo raggiungere le 150 mila presenze in occasione delle sfide interne contro Galles, Irlanda e Francia; e vogliamo continuare a diffondere i valori del rugby attraverso l’iniziativa del Quarto Tempo, che permetterà ai possessori del biglietto di una gara di visitare gratuitamente i principali musei e siti della città. Perché lo sport, ed in particolare il rugby, è cultura».
L’Italrugby è a caccia del suo primo successo da quando il c.t. è Conor O’Shea, ma il movimento rugbistico italiano sta crescendo bene, visto che sia l’Italdonne che l’Under 20 si sono entrambe classificate quarte nella rispettiva edizione 2018 con due vittorie a testa.
A completare il parterre della presentazione c’erano anche il presidente dell’Assemblea di Roma Capitale, Marcello De Vito, che ha sottolineato come «il Sei Nazioni è una manifestazione che permette all’Italia di stare nel gotha del rugby, e allo stesso tempo alla città di Roma di essere invasa da turisti e creare un indotto economico non indifferente». Il Gruppo Cattolica esordirà nella competizione come main sponsor della FIR dopo i test match dell’autunno scorso, e l’a.d. del gruppo assicurativo Alberto Minali ha una sola volontà: «come sponsor vogliamo vedere tutte e tre le nazionali scendere in campo con la stessa voglia e determinazione che si è già vista a novembre scorso. Noi come sponsor siamo contenti, ma ci aspettiamo che i sacrifici nel lavoro quotidiano portino ai risultati che noi tutti ci auspichiamo».
Alessandro Araimo, A.D. di Discovery Italia che trasmetterà le gare della nazionale maschile sul canale Dmax e quelle della nazionale femminile su Eurosport, ha invece dichiarato che «siamo orgogliosi di dare visibilità ad uno sport magnifico come il rugby. Ci sentiamo orgogliosi perché siamo riusciti a trasmettere anche le gare della nazionale femminile, alla quale abbiamo portato fortuna viste le vittorie raccolte. Abbiamo contribuito a far crescere la notorietà di questo sport, ed un dato in particolare ci soddisfa: le gare della nazionale hanno raggiunto uno share del 5% sugli uomini tra i 25 ed i 54 anni, numeri importanti per una visibilità comparabile a quella delle partite di calcio».
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